Quando la Chiesa vietava la forchetta a tavola, alleata del diavolo e della gola

di Riccardo Galli
Pubblicato il 30 Agosto 2012 - 15:56 OLTRE 6 MESI FA
Nelle tavole del medioevo non c’erano posate

ROMA – Altro che coppie di fatto, procreazione assistita o eutanasia. Praticamente da sempre la Chiesa, una volta fattasi istituzione e non più solo religione, si è fermamente e ostinatamente opposta a qualsiasi novità che incrociasse la sua strada. Novità può voler dire cambiamento e, se la storia insegna, insegna che la Chiesa non è mai andata a braccetto con il cambiamento. Fino al XVIII secolo ad esempio ha considerato la forchetta, proprio quella che si usa per arrotolare gli spaghetti, uno strumento del demonio. E per questo non ne approvava l’uso. Niente, è vero, in confronto a temi ben più delicati come quelli che toccano l’inizio e la fine della vita come aborto, procreazione ed eutanasia. Un tema molto meno “pesante” quello dell’uso delle posate, ma che nella sua piccolezza è rivelatore di un “modus cogitandi”.

Coltello da frutta, coltello per la carne o da pesce, forchetta per la pasta, cucchiaino per il gelato e cucchiaio per la minestra. Oggetti che sono per noi di uso quotidiano. Fin da piccoli, ai bambini, insegniamo ad usare le posate. Ma è un’abitudine insospettabilmente recente. Per tutto il medioevo le posate sono state infatti più o meno delle illustri sconosciute. Certo, per tagliare la carne c’erano i coltelli e, per sorbire il brodo, esistevano i cucchiai ma, per tutto il medioevo, per mangiare si usavano le mani anche nelle più raffinate corti dell’epoca. Niente tovaglioli e niente “strumenti del diavolo”, come la Chiesa Cattolica definì le forchette quando cominciarono a comparire, anzi a ricomparire.

È noto infatti come già i romani si servissero di posate, tovaglioli e quant’altro servisse a rendere “civile” una tavola. Ma questa educata e salutare abitudine si perse insieme a molto altro alla caduta dell’impero. Dell’uso della forchetta si perse la memoria e, come i barbari che l’Europa invasero, nel vecchio mondo si tornò a mangiare con le mani. Cosa che, evidentemente, non dispiacque affatto alla Chiesa. Quando l’uso della forchetta tornò a diffondersi infatti, a differenza di quanto accadde con il cucchiaio, dovette superare l’ostracismo ecclesiastico. La Chiesa considerava la forchetta uno strumento del diavolo, reo di alimentare i peccati di gola e, perciò, bandito dai refettori dei conventi fino al XVIII secolo. Solo nel ‘700 si riconobbe che, forse, neppure affondare le mani nei piatti di portata preservava dall’ingordigia e, per di più, era certamente meno elegante ed igienico.

La Storia non ha conservato memoria di chi per primo usò una forchetta. Ma una delle prime comparse del diabolico strumento si registra intorno al 1380, nello scrigno da tavola di re Carlo V di Francia. Anche se la letteratura dell’epoca racconta che ancora mangiava con le dita perfino Madame Eglantine, l’esemplare madre priora dei Racconti di Canterbury, lodata da Geoffrey Chaucer per la grazia con cui sapeva portarsi il cibo alle labbra, senza lasciarne cadere neppure un pezzetto sul seno e, soprattutto, “senza intingere troppo profondamente le dita nella salsa”. Bisognerà poi aspettare l’inizio del ‘500 perché Erasmo da Rotterdam, nei suoi consigli su “l’educazione dei bambini”, affermi e trovi “disdicevole leccarsi le dita unte o pulirle con l’aiuto della giacca. Meglio servirsi della tovaglia o del tovagliolo”. Segno che le “buone maniere” stavano cominciando a diffondersi.

Forse per via della forma che richiamava il forcone che Satana impugnerebbe, ma allora perché nulla contro i forconi dei contadini, o forse per una innata e spiccata avversione a tutto ciò che è nuovo e quindi potenzialmente foriero di cambiamento o forse per qualche altra meno intuibile motivazione, la Chiesa non amava le posate. Nonostante questo però, dal ‘400 in poi, l’uso di queste tornò a diffondersi per l’Europa. Prima solo tra la nobiltà e poi, lentamente, in tutte le classi sociali, sino a divenire un’abitudine scontata per tutti noi. Non sempre infatti opporsi al nuovo ferma il progresso. La terra ad esempio, continua ostinatamente ad esser tonda e girare intorno al Sole.