Referendum, Checco Zalone cantava perché…Sì

di Riccardo Galli
Pubblicato il 23 Novembre 2016 - 13:35| Aggiornato il 2 Dicembre 2016 OLTRE 6 MESI FA
Referendum, Checco Zalone cantava "perché sì"

Referendum, Checco Zalone cantava “perché sì”

ROMA – Referendum proprio proprio ancora non c’era, anche se si capiva che si andava a finire lì. Referendum non c’era ma già Checco Zalone, che lo volesse o no, cantava, metteva in versi e musica un bel perché votare Sì. Perché votare Sì è infatti nel testo e nel ritornello del “La Prima Repubblica non si scorda mai, tu che ne sai…”.

A volte le repliche fanno vedere cose che a prima visione non avevi notato o comunque cose che ridiventano in replica più attuali della prima. Sky sta riprogrammando tutti Checco Zalone e l’altra sera appunto la replica su Sky Cinema di “Quo vado”. Il film lo ricorderanno in molti, l’hanno visto in tantissimi. Ma forse non tutti ricordano la canzone che faceva da refrain e, soprattutto, riascoltandola, si può cogliere quanto sia, per così dire, intonata con l’oggi.

Canta di “40enni pensionati che danzavano sui prati…bidelli sordomuti che cantavano…raffreddore gli davano 4 mesi ad Abano…unghia incarnita invalido tutta una vita…cosmetici mutuabili…verande condonabili…concorso allievo maresciallo seimila posti a Mazara del Vallo…debiti che si ammucchiavano come conigli  tanto poi erano cazzi per i nostri figli…ma adesso vogliono tagliarci il Senato senza capire che ci ammazzano il mercato…”.

Nella sua sfrontata immediatezza, nella sua rozza semplificazione Zalone coglieva con “La prima Repubblica non si scorda mai, tu che ne sai” un sentimento profondo, un caldo e acceso sentire della pubblica opinione che è a fondamento della scelta di votare No al referendum. Il rimpianto per quando si andava in pensione a 60 anni e anche prima, per quando i partiti di governo e opposizione sempre trovavano un “tavolo” dove ciascuna parte sociale avesse qualcosa e dove il sistema politico istituzionale stava lì a garantire che la spartizione, magari ineguale, però non escludesse nessuno e la soluzione sempre si trovava, qualcosa sempre c’era “tanto poi erano cazzi per i nostri figli”. Il rimpianto per la prima Repubblica delle leggi elettorali proporzionali e del proporzionato e costante e dovuto aumento del reddito e della spesa. E la stizza perché tutto questo non è più sicuro, garantito, diritto.

Rimpianto e stizza sono farina e acqua che impastano il pane del No. Come i condomini che sospettosi e ostili l’un l’altro votano in assemblea sempre e volentieri No a qualunque cosa che sia nuova. Votano No perché due Camere promettono più emendamenti di spesa di una. Votano No perché convinti e abituati a che la democrazia sia spartire e condividere e mai decidere. E votano No perché “La prima Repubblica non si scorda mai”, è nel cuore, nella testa, nei patrimoni, nelle abitudini, nei codici di comportamento anche di quelli che non l’hanno conosciuta ma ne sono diretti eredi, sia che chiamino se stessi leghisti, cittadini grillini o comunisti. Sempre e comunque indignati e furenti perché “per un raffreddore” cercano, solo cercano, di non darti più “quattro mesi ad Abano”.

Ed eccola qui, ecco il testo che Checco Zalone cantava e non era ancora referendum.

La prima Repubblica
non si scorda mai
la prima Repubblica
tu cosa ne sai
Dei quarantenni pensionati
che danzavano sui prati
dopo dieci anni volati all’aeronautica
e gli uscieri paraplegici saltavano
e i bidelli sordo-muti cantavano
e per un raffreddore gli davano
quattro mesi alle terme di Abano
con un’unghia incarnita
eri un invalido tutta la vita

La prima Repubblica
non si scorda mai
la prima Repubblica
tu cosa ne sai

Dei cosmetici mutuabili
le verande condonabili
i castelli medioevali ad equo canone
di un concorso per allievo maresciallo
sei mila posti a Mazzara del Vallo
ed i debiti s’ammucchiavano
come i conigli
tanto poi
eran cazzi dei nostri figli

Ma adesso vogliono tagliarci il Senato
senza capire che ci ammazzano il mercato
senza Senato non c’è più nessun reato
senza reato non lavora l’avvocato
il transessuale disperato
mi perdi tutto il fatturato
ed al suo posto c’è un Paese inginocchiato

Ma il Presidente è toscano
ell’è un gran burlone
ha detto ‘eh, scherzavo’
piuttosto che il Senato
mi taglio un coglione

La prima Repubblica
non si scorda mai
la prima Repubblica
era bella assai
la prima Repubblica
non si scorda mai
la prima Repubblica
tu che ne sai