Regrexit…agli anni ’30. Vaccino II guerra mondiale non funziona più

di Riccardo Galli
Pubblicato il 25 Febbraio 2017 - 08:02 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Regrexit, non non è l’uscita dall’euro della Regr…qualcosa, di uno Stato strano che comincia con Regr. E’ invece il neologismo anglofono con cui si indica l’uscita che sembra proprio aver imboccato il nostro decennio e quello che si annuncia, l’uscita verso la quale si affolla e si spintona quello che chiamiamo Occidente, l’uscita dove si accalcano e precipitano elettorati ed opinioni pubblica d’Europa e degli Usa. L’uscita verso cui si corre è quella del regresso, della regressione, del regredire, del ritorno e del ritornare agli…anni ’30 del secolo scorso.

L’ultima ma appunto solo l’ultima ad accorgersene e ad adottare il termine “regrexit” è stata Amnesty International. Cui si deve un elenco comparato ed esaustivo, una quantificazione esemplificativa della regrexit. In quasi duecento Stati tra grandi e piccolissimi sul pianeta si registra il ritorno impetuoso di legislazioni che tendono a statuire, privilegiare, promuovere il nazionalismo. Economico, etnico, della terra e del sangue.

Contemporaneamente i governi di decine di paesi grandi e piccoli adottano misure di blindatura dei confini e di limitazione dei flussi e scambi di popolazione. Protezionismo economico e limiti al commercio internazionale sono la tentazione e già la pratica di grandi governi (Trump in testa).

Nazionalismo riscopre il Giappone, iper nazionalista è la Russia di Putin, Trump è “America prima”, Gran Bretagna ha mollato Ue anche per nazionalismo…Il valore del “noi contro loro” è in forte ascesa ovunque. E in forte svalutazione sono i valori del libero scambio, del cosmopolitismo, dell ‘essere “cittadini del mondo”. Ovunque si riscoprono identità, spesso presunte, di natura etnica.

Non accadeva dal secondo dopoguerra. Dopo la seconda guerra mondiale quello che chiamiamo Occidente stabilì in pieno consenso, accettò di buon grado, invocò perfino per massiccia volontà popolare ostracismo e condanna al nazionalismo aggressivo, al “noi contro loro”, alle identità etniche, al chiudersi e blindarsi nella propria terra e nel proprio sangue. L’Occidente dopo il 1945 si sentì ed era vaccinato dalla lunga guerra civile in due fasi: 1914/1918, prima guerra mondiale, breve interludio e poi seconda fase di guerra dal 1939 al 1945.

Quaranta anni e passa di nazionalismo, protezionismo, frontiere, “noi contro loro”, mistica della terra e del sangue, teoria e prassi dell’etnia contro etnia avevano fatto due guerre mondiali e circa 100 milioni di morti. All’Occidente era bastato, non ne poteva più. Si vaccinò contro i suoi anni ’30 del secolo scorso con le democrazie parlamentari, con le frontiere che si allentavano, gli accordi internazionali, con il tabù del ricominciare con il “mio sangue e la mia gente”.

Ora quel vaccino è un vaccino dall’effetto svanito. E non sembrano esserci “richiami” possibili. Il corpo collettivo dell’Occidente corre verso l’uscita della regressioni ai valori, idee e umori e perfino leggi degli anni ’30. I suoi anticorpi non reagiscono più, evaporata è la stessa nozione e consapevolezza di ciò che fu e di ciò che torna. Non c’è bisogno di arrivare a dire che tornano le dittature e le guerre, magari Hitler e Mussolini e Stalin 3.0. Dirla così è tra lo sciocco e il grottesco. Ma le idee, i valori e gli umori che furono delle dittature del secolo scorso tornano a scorrere liberi e condivisi. Dirla così è tanto triste quanto saggio e soprattutto vero.