Renzi è ieri, oggi è quando (e come) si vota e banche impiccate

di Riccardo Galli
Pubblicato il 5 Dicembre 2016 - 10:18 OLTRE 6 MESI FA
Renzi è ieri, oggi è quando (e come) si vota e banche impiccate

Renzi è ieri, oggi è quando (e come) si vota e banche impiccate (nella foto Ansa, Renzi e la moglie Agnese dopo le dimissioni)

ROMA – Renzi, al mattino del giorno dopo non mancano quelli che dicono debba restare disponibile per un secondo incarico di presiedere il governo che arriverà alle elezioni, uno fra tutti Ferruccio De Bortoli ex direttore del Corriere della Sera. Ma non è che De Bortoli e tutti quelli che invitano Renzi a “farsi carico” siano amici, vicini e già nostalgici dell’ormai ex premier.

E’ che lo invitano ad “assumersi le responsabilità” (cioè a continuare a Palazzo Chigi con un nuovo governo) tutti quelli che Renzi lo hanno sullo stomaco e hanno festeggiato alla grande la sua sconfitta. Renzi a Palazzo Chigi a dispetto del 60 per cento che gli ha votato contro, stracciato il suo prestigio e consenso, Renzi lì a fare il maggiordomo mortificato dei vincitori è manna del cielo e acqua per l’orto per chi vuole arrivare alle elezioni senza smettere neanche un giorno di campagna elettorale lunga dall’estate 2016 a quella 2017.

Grillo, Salvini e anche Brunetta e Bersani brinderebbero alla grande (magari senza farlo vedere troppo) se Mattarella desse a Renzi il cosiddetto reincarico dopo le dimissioni. Ma non sarà così. Questo poteva accadere se Renzi avesse perso ad esempio 52 a 48 per cento. Non può più accadere. Non ci sarà reincarico, Renzi è ieri, irrimediabilmente ieri.

E oggi, chi è cosa è oggi? Il “chi” è in fondo la cosa meno importante, anche se ovviamente il nome del prossimo assai provvisorio presidente del Consiglio intriga e incuriosisce. Di questo altri servizi su Blitz. Il “come” dell’oggi è invece soprattutto due domande e le relative risposte.

La prima è: che ne sarà delle banche italiane? E’ il primo fronte, già sfrigola stamattina. Banche italiane che hanno tra i 150 e i 200 miliardi di crediti inesigibili, insomma carta straccia in pancia. E non è stata la finanza oscura e planetaria a scavare questo tunnel degli orrori. E’ stata la politica di “territorio”: le banche, sollecitate a farlo da tutte le forze politiche (M5S al suo arrivo ha fatto altrettanto) hanno prestato soldi ad amici, amici degli amici, a moltissimi operatori economici e sociali di italianissimo territorio. Peccato che molti di questi moltissimi fossero fin dal principio debitori inaffidabili.

I debitori non pagano, le banche imbarcano acqua, talvolta stanno proprio per affondare. Lo Stato, il contribuente ci mette i soldi. E’ andata così in Italia da cento anni. Stavolta? Stavolta chi ce li mette, chi li investe, oggi proprio oggi, almeno (ma non bastano) cinque miliardi in Monte Paschi, 10 in Unicredit e altri miliardi sparsi nel disastro delle banche popolari? Oggi nessuno, nessun privato.

Che farà il governo che viene, che faranno i vincitori del referendum, comunicheranno ai mercati che paga lo Stato? O accetteranno il rischio di un crollo? La cosa più probabile (e inutile) è che facciano come già fa Salvini, dire che la “colpa per le banche è di Renzi”. Già, ma Renzi è ieri. E se Salvini pensa di ricapitalizzare le banche a chiacchiere scoprirà presto che qualche risparmiatore che dovesse andare a bagno si troverà presto un altro Renzi con cui prendersela, un chiunque stia al governo.

Seconda domanda: quando e come si vota? Gran dire in giro: si voti subito. Grillo in testa nella richiesta perentoria e che appare più che logica. Però per votare ci vuole una legge elettorale. Al momento c’è l’Italicum per la Camera, Italicum che è all’esame della Corte Costituzionale, Italicum che uscirà modificato dall’esame. Modificato non si sa come. Quindi che si fa, si indicono elezioni con una legge che in corso di campagna elettorale la Corte Costituzionale smonta o amputa?

E poi c’è il Senato, il Senato salvato dal referendum. Lì non c’è l’Italicum (vale solo per la Camera). C’è un’altra legge elettorale diversa. Quindi che si fa, si vota alla Camera con una legge maggioritaria, premio di maggioranza, ballottaggio, soglie basse per avere seggi e al Senato con un’altra che ha soglie alte, niente ballottaggio e impianto sostanzialmente proporzionale?

Se qualcuno sta pensando che questa è “fuffa”, traduciamo: che si fa, si vota alla Camera con un sistema e legge che dà forse la maggioranza dei deputati a M5S e con un sistema e legge che dà al Senato M5S in minoranza?

Una legge elettorale per votare bisogna farla, aspettando anche le indicazioni della Corte Costituzionale. E la devono fare soprattutto i vincitori del referendum. L’unica sottile cose che li unisce in materia è la voglia di proporzionale. Ne verrà una legge su base proporzionale e quindi, quando sarà, un governo di tutti contro M5S o di M5S contro tutti. Cioè un governo “inciucio” o un governo di minoranza. Quando? A primavera/estate prossima. Ultima domanda: a casa Renzi da sei mesi circa, contro chi voterà il popolo furente?