Renzi: “Vince No? Al tavolo Berlusconi, Grillo, D’Alema. Non io”

di Riccardo Galli
Pubblicato il 25 Novembre 2016 - 15:40 OLTRE 6 MESI FA
Renzi: "Vince No? Al tavolo Berlusconi, Grillo, D'Alema. Non io"

Renzi: “Vince No? Al tavolo Berlusconi, Grillo, D’Alema. Non io” (nella foto Ansa, Massimo D’Alema)

ROMA – Renzi, intervistato da La Stampa, descrive un “tavolo” della trattativa per le riforme e il governo che verranno (verrebbero?) dopo la vittoria del No al referendum. Al tavolo della trattativa descritto da Renzi siedono Silvio Berlusconi, Beppe Grillo, Massimo D’Alema…insomma gli esponenti a vario titolo della maggioranza referendaria di un No eventualmente vincente. A quel tavolo descritto da Renzi un posto per Renzi non c’è, lui a quel tavolo, se vince il No, lui non ci sarà. Più chiaro di così…

Renzi lo dice a Berlusconi che 24 ore prima aveva spiegato: vince il No e poi andiamo a trattare con Renzi una nuova legge elettorale e nuove riforme istituzionali. Il presidente del Consiglio gli dice: Silvio, levatelo dalla testa, la “trattativa la farai con Grillo”.

Renzi lo dice anche a Bersani e alla minoranza Pd la cui linea coincide al momento con quella di Berlusconi: vinca il No, Renzi resta a Palazzo Chigi e tratta con noi una nuova riforma e legge elettorale. A Bersani e alla minoranza Pd il capo del governo e segretario Pd dice: levatevelo dalla testa, dopo la vittoria del No mandate pure D’Alema a quel tavolo a trattare con Grillo e Berlusconi.

Renzi lo dice all’elettorato. Gli hanno spiegato fino allo sfinimento che se dice che se ne va in caso di vittoria del No eccita e forse moltiplica i votanti del No. E Renzi ha capito, è da settimane che intona il non si vota su di me. Ma più di tanto non può tenersi, non fino al punto di assecondare la strategia di chi lo vuole, dopo aver subito sconfitta, a capo del governo che sarà detto dell’inciucio. Se vince il No la prossima riforma del Senato, la prossima legge elettorale e, se sono capaci, anche il prossimo governo se lo fanno Berlusconi, Grillo, D’Alema seduti allo stesso tavolo.

A quel tavolo, all’ipotetico o probabile tavolo di trattativa dove in caso di vittoria del No si dovrà scrivere una riforma “migliore e diversa” di quella eventualmente bocciata, dove insieme andrà scritta una nuova legge elettorale il più proporzionale possibile e il più lontana possibile dall’Italicum, Renzi dice chiaro e tondo che non siederà, che non ci sarà posto per lui. A quel tavolo e per logica estensione non ci sarà posto per lui nel governo che dovesse nascere dalla vittoria del No.

Il No eventualmente vincente è firmato soprattutto Grillo ed M5S, la griffe è il rifiuto del governo che c’è. Sottoscrivono l’eventuale vittoria del No Forza Italia di Berlusconi e minoranza Pd di Bersani-D’Alema singolarmente in consonanza nella richiesta di legge elettorale proporzionale e Senato ancora e sempre elettivo. A corredo anche le firme di Salvini e Meloni. Se vincono, il “tavolo” sarà loro, Renzi fuori si chiama. Per l’ovvia e semplice ragione che a quel tavolo, anche volesse sedersi, avrebbe il ruolo del cameriere che porta i caffè e l’autorità del facchino che ha smarrito i bagagli.

Se vince il No, “ciaone” Renzi…Poi sarà uno spettacolo d’arte varia il “tavolo” Berlusconi, Grillo, D’Alema…Meloni, Salvini e Scotto in panchina.