Slittano i tagli ai Ministeri, montano le tasse sulla casa

di Riccardo Galli
Pubblicato il 27 Settembre 2011 - 16:06 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il provvedimento che  tagliava i fondi ai ministeri, secondo la tabella di marcia fissata dalle ultime manovre, avrebbe dovuto essere varato entro il 25 settembre. Ma la scadenza non è stata rispettata e non ci sono date certe: prossimi giorni, prossime settimane? Perché i tagli ai dicasteri diventino realtà sarà dura, “ballano” sette miliardi di euro. Con l’aria che spira per Tremonti, con la voglia matta di “cabina di regia” e di “decisioni collegiali” sui tagli, il rinvio minaccia di somigliare a quello dell’anno del poi e del giorno del mai. Passata la festa gabbato lo santo? Forse no, il governo non se lo può permettere di mandare in cavalleria sei miliardi di minori spese già iscritte a bilancio nella manovra. Già i conti non tornano con un Pil reale allo 0,7 per cento e non più all’uno e passa per cento, figurarsi con sette miliardi in meno. E allora leggendo il Corriere della Sera nasce un sospetto: i conti verranno “quadrati” con “l’aiutone” di nuove tasse sulla casa, la seconda e anche la prima? Si chiama revisione delle rendite catastali degli immobili. Il sospetto è che “in cabina di regia” qualcuno faccia 1 + 1 e pensi di sostituire almeno in parte i difficili i tagli ai ministeri con il più facile più tasse sulla casa.

Il varo del Dpcm sul taglio da 7 miliardi ai ministeri per il 2012 è slittato ancora perché ogni dicastero cerca di ridurre al minimo l’impatto del nuovo giro di vite, l’ok al testo potrebbe arrivare alla fine di questa settimana o a metà della prossima, di certo non c’è nulla, con ogni ministro impegnato a limare l’impatto che i tagli avranno sul suo dicastero.

Ma quei 7 miliardi si devono trovare, sono già stati conteggiati nella manovra. E se per assurdo i vari ministri non trovassero l’accordo? Ipotesi, certo, ma forse nemmeno così assurda visto che di tempo per pensare ne hanno già avuto parecchio. Se accordo sui tagli non ci fosse, significherebbe dover cercare quei 7 miliardi altrove. E l’altrove comincia ad essere un luogo angusto per questo governo: chi tocca davvero le pensioni muore fulminato dalla Lega, l’Iva è stata aumentata, all’appello mancano praticamente solo gli immobili e, come scrive il Corriere, “immobili significa che non possono fuggire: soprattutto dalle maglie del Fisco”. Una via sicura quindi, difficile evadere le tasse sulla casa come è difficile nasconderla.

Ma quanto costerebbe agli italiani una revisione delle rendite catastali? In primis va ricordato che i valori catastali sono la base di calcolo delle principali imposte immobiliari e che in linea di massima l’aumento dei tributi sarà proporzionale all’aumento degli estimi. In termini assoluti di esborso poi, un aumento colpirebbe in maniera molto più pesante i proprietari di immobili diversi dalla prima casa. Gli aumenti derivanti dalla revisione delle rendite sarebbero poi di tre tipologie differenti: “indiretti”, cioè quelli relativi all’aumento del reddito del contribuente; “diretti”, cioè quelli che gravano sugli immobili, come l’Ici; e in ultimo quelli che riguardano le tasse relative alle compravendite.

Il primo caso è quello dell’Irpef: l’abitazione in cui risiede il contribuente o un suo familiare entro il secondo grado oggi non paga imposte sul reddito, anche se per la verità il meccanismo di esenzione presenta un trabocchetto: la rendita catastale dell’immobile va comunque dichiarata e si ha diritto a una detrazione dall’imponibile pari alla rendita. Questo significa che la prima casa non paga direttamente Irpef ma fa aumentare il reddito complessivo del contribuente e questo può rappresentare un problema. Ad esempio quando bisogna calcolare i requisiti per la reversibilità di una pensione, o l’esenzione dal ticket. Un incremento delle rendite potrebbe quindi in qualche caso far perdere dei benefici anche se si possiede solo una prima casa.

Sulle abitazioni non direttamente abitate dal contribuente invece la rendita dell’immobile si aggiunge agli altri redditi personali scontando l’aliquota Irpef marginale e le addizionali. Al dato di base della rendita si aggiunge un aumento del 5% se la casa è data in comodato a un familiare e di un ulteriore 33,3% se l’alloggio è a disposizione (ad esempio una casa al mare o in montagna). Anche per chi possiede la prima casa comunque l’incremento delle rendite in futuro potrebbe non risultare indolore: la manovra di luglio prevede la possibilità nel 2013 di far pagare anche l’Irpef sul 5% della rendita catastale qualora non si giungesse per allora a un riordino legislativo sul welfare.

E se non vi si giungerà entro il 2014 l’imponibile salirà al 20% della rendita. Questo per quanto riguarda gli effetti “indiretti” di una revisione dei valori catastali che, va ricordato, sono molto più bassi rispetto quelli di mercato degli immobili.

Oltre a questi effetti definiti “indiretti” ci sarebbero poi gli effetti “diretti” di una revisione delle rendite. Ad esempio, ipotizzando un aumento del 10% dei valori catastali, a parità di aliquota comunale, l’Ici aumenterebbe esattamente dello stesso valore. Oggi l’Ici, e l’Imu che la sostituirà, non gravano sulla casa ove si risiede è vero, ma non è detto che sia così per sempre. Come non è detto che le aliquote comunali non vengano ritoccate visti i tempi di crisi e le difficili acque che attraversano le varie amministrazioni comunali.

Una revisione delle rendite catastali avrebbe poi un terzo effetto, oltre quelli che abbiamo definito “indiretti” e “diretti”, andrebbe ad incidere sulle tasse che si pagano nelle compravendite di immobili. Ipotizzando una casa modesta con una rendita catastale di mille euro, l’acquisto di una prima casa con l`aumento della rendita a 1100 euro finirebbe per costare 345 euro in più mentre per una seconda casa l’incremento secco sarebbe di 1.386 euro. Non poco.