Tasse, l’arrosto: da ottobre non si paga più aggio. Il fumo: la casa salva

di Riccardo Galli
Pubblicato il 17 Giugno 2013 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La prima casa non sarà, d’ora in poi, più pignorabile. E’ questa la novità presentata come forse la più importante del cosiddetto decreto del fare. Eppure i pignoramenti immobiliari sono una realtà che riguarda meno di un’infima minoranza dei contribuenti. Nei primi 4 mesi di quest’anno i pignoramenti sono stati 733, praticamente niente a confronto con le decine di milioni di prime case presenti in Italia. Un’altra norma contenuta nel “decretone” che al nostro Paese dovrebbe dare una scossa, che invece riguarda tutti i contribuenti nessuno escluso, è passata invece sotto silenzio o quasi. Si tratta dell’abolizione tout court dell’aggio sulle cartelle esattoriali. La scomparsa di quella voce cioè che appesantiva e di molto, fin oltre il 20% in alcuni casi, le sanzioni per i cittadini morosi. Nessuno o quasi lo sa, ma da domani l’aggio sarà un ricordo.

La pubblicità, si sa, è l’anima del commercio. E se la politica diviene commercio di consenso ecco che la pubblicità diviene anima anche di questa. Potrebbe bastare questo a comprendere le motivazioni di un simile corto circuito comunicativo di cui i politici sono responsabili e i media veicolo un po’ sordo e miope. Tutti, dal premier Enrico Letta a Silvio Berlusconi, all’indomani del varo del decreto “del fare” hanno messo l’accento sulla tutela conquistata per la prima casa, bene da difendere con i denti da tasse (l’Imu) e creditori (Equitalia e simili). Il Corriere della Sera da qualche numero:

“I pignoramenti immobiliari e di beni mobili (auto, moto, barche, ecc.) registrati nel primo quadrimestre 2013 sono stati 2.589, – relazionava Equitalia nella recente audizione in Parlamento – mentre nell’intero 2012 erano stati 5.222. Tra gennaio e aprile i soli pignoramenti immobiliari sono stati 733. Ma le vendite effettive di beni pignorati, tra case, auto, barche, sono state appena 52. Una cifra irrisoria”.

Già, una cifra irrisoria. Era ed è davvero questa la misura più importante introdotta dal decreto appena partorito? O era invece la novità dal maggior appeal comunicativo? Probabilmente, usando le parole di Corrado Guzzanti nei panni di Quelo, “la seconda che hai detto…”.

Ma vediamo d’ora in poi come sarà la normativa che proteggerà la prima casa e l’abitazione di residenza dalla longa mano del Fisco. Il decreto stabilisce che l’unico immobile del debitore è adibito ad abitazione principale e non può essere oggetto di pignoramento. O meglio non può esserlo per “piccoli” debiti. Le uniche eccezioni riguardano le abitazioni di lusso, cioè quella accatastate nelle categorie A/8 e A/9. Per tutte le altre categorie l’ammontare del debito per procedere al pignoramento è stato portato da 20 a 120 mila euro. Inoltre, l’esecuzione dell’esproprio, non potrà aver luogo prima di sei mesi dall’iscrizione dell’ipoteca, mentre in passato i mesi da attendere erano quattro.

Nel decretone però c’è dell’altro, ed è altro che riguarda davvero tutti: la dipartita dell’aggio come detto, e anche la possibilità di pagare i propri debiti rateizzandoli in dieci anni.

“Dal 30 settembre prossimo – spiega ancora il Corriere – nelle cartelle esattoriali non figurerà più la voce aggio che oggi può arrivare fino all’8% sulle somme iscritte a ruolo. Gli unici oneri che graveranno sulla cartella saranno quelli legati ai costi fissi e agli interessi. (…) Finora il conto fatto pagare dalle società che incassano le tasse locali e le contravvenzioni è stato molto salato. Alcuni esempi? Venti euro per ogni appuntamento con il contribuente, novanta centesimi per ogni comunicazione inviata ai cittadini (più 20 centesimi a foglio aggiuntivo), un aggio del 23% sulle somme incassate a seguito di accertamento e del 9% sulle riscossioni, che però scatta dopo appena un mese dall’ingiunzione (e non due come nel caso di Equitalia). E poi, ancora, l’l% sull’Imu pagata con bollettino postale, un euro per ogni versamento Imu con l’F24, il 9% per la riscossione spontanea delle multe stradali, che può arrivare al 21% se il debitore è straniero, il 23% più 20 euro a pratica per ogni ravvedimento operoso”.

Insomma, un bel risparmio, concreto, per i milioni di italiani che hanno a che fare con le cartelle esattoriali. Ma di questo si è parlato poco.

Come poco si è parlato, comunque meno rispetto alla pignorabilità o meno della prima casa, della possibilità introdotta di rateizzare per più anni i debiti e della possibilità di saltare più rate, con giustificato motivo ovviamente. Anche questa una novità che riguarda certo meno contribuenti rispetto a quella dell’aggio ma comunque più di quelli interessati dalle novità sugli immobili. Stabilisce il decreto che in futuro le rate in cui si potrà spalmare il proprio debito passeranno da 72 a 120, cioè il tempo concesso ai contribuenti in debito salirà da 6 a 10 anni. Inoltre, per agevolare ulteriormente la posizione del contribuente, il testo dispone che si decada dal beneficio della rateizzazione con maggiore difficoltà: mentre oggi Equitalia può richiedere l’immediato pagamento del debito se il cittadino non paga due rate consecutive, da domani si concede che possa non pagarne fino a sette. La norma così strutturata evita anche che il contribuente in malafede si organizzi: in passato infatti bastava commettere anche più violazioni purché non consecutive, pagando cioè in maniera intermittente, per non incorrere nella decadenza della rateizzazione. L’estensione è concessa a condizione che sia accertata una grave situazione di difficoltà del contribuente. Grandi e piccole novità del decreto del fare.