Terremoto. A Roma il bluff dei controlli nelle scuole

di Riccardo Galli
Pubblicato il 2 Novembre 2016 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto in Centro Italia (Foto Ansa)

Terremoto in Centro Italia (Foto Ansa)

ROMA – Terremoto e a Roma va in scena il bluff dei controlli nelle scuole. “Si sono concluse in serata le attività di monitoraggio e verifica delle criticità presso le scuole e gli asili nido di pertinenza del Comune di Roma, effettuati nelle giornate di ieri ed oggi dai tecnici dei Municipi e del dipartimento Lavori Pubblici del Campidoglio”. Con questo incipit ieri, martedì 1 novembre, il Campidoglio annunciava la riapertura per il giorno successivo delle scuole del Comune chiuse dopo il terremoto di domenica. Che si siano “concluse le attività di monitoraggio” non vi è dubbio, che abbiano monitorato, controllato tutte le circa 1.500 scuole di Roma è qui che abita il bluff.

Scuole tutte chiuse in via precauzionale, per controllare che la scossa non avesse causato danni. Saggio scrupolo, non fosse che già prima della scossa di domenica del patrimonio immobiliare scolastico, quasi tutto di proprietà comunale, risultava in regola solo il 15,3% per i certificati di collaudo statico e appena il 9,1% per quelli di agibilità. Se questa era la condizione quo ante, è poco credibile che si sia modificata tra lunedì e martedì, in 48 ore. E allora la chiusura e i sopralluoghi non sono altro che un bluff, un “ammuina” per tranquillizzare ma non per mettere in regola e a norma.

Sia chiaro non in regola sono la stragrande maggioranza degli edifici scolastici a Roma riguardo ai collaudi. Vuol dire che l’amministrazione da tempo i collaudi non li fa o non ce la fa a farli. Non vuol dire, ripetiamo e sottolineiamo il non, che la stragrande maggioranza delle scuole a Roma siano pericolanti o pericolose. Non sono collaudate però. Possibile quindi che in scarse 48 ore siano stati fatti i collaudi che non si sono fatti in anni e anni? Impossibile e infatti…

“Sessanta i sopralluoghi effettuali dal personale del Simu (Sviluppo Infrastrutture Manutenzione Urbana) che non hanno riscontrato problemi tali da predisporre la chiusura degli istituti per i quali i Municipi avevano chiesto un controllo suppletivo”. Fa sapere ancora il Campidoglio che continua: “È stata disposta la chiusura, per alcuni giorni, dell’asilo nido Pollicina in via Gai 9 nel II Municipio, in modo da poter effettuare piccoli lavori di riparazione ad un controsoffitto. Sono 1.044 le verifiche speditive e i moduli compilati dagli istituti con cui il Campidoglio ha chiesto che venissero indicate eventuali criticità riferibili alla scossa di terremoto dello scorso 30 ottobre. In merito alle 60 richieste dei Municipi di ulteriori controlli, il 50% è risultato senza alcuna criticità; mentre per il restante 50% sono stati prescritti piccoli interventi di riparazione che non mettono a rischio il normale svolgimento delle attività didattiche. Un ringraziamento va a tutti i tecnici e i dipendenti che si sono prodigati in questi giorni a effettuare i sopralluoghi. Grazie anche ai municipi e al personale scolastico per la preziosa collaborazione”, conclude la nota.

Dunque sessanta ispezioni vere e proprie nelle scuole, neanche poche in scarsi due giorni. Il resto “verifiche speditive”, cioè una richiesta ai presidi di dare un’occhiata se c’era qualche crepa o qualche intonaco sospetto. Sessanta ispezioni su 1.500 scuole, il resto una email ai presidi e un fateci sapere…

Una dura critica è arrivata dall’Associazione Nazionale Presidi dopo l’ordine del Campidoglio – per posta elettronica, allegato all’ordinanza di chiusura – di far compilare ai dirigenti scolastici una check list dei danni. “Non tocca a noi – ha protestato il presidente Mario Rusconi – è solo uno scaricabarile. Ho detto a tutti di non compilarlo. E poi i controlli ci risultano random e su segnalazione dei presidi: chiediamo alle amministrazioni competenti maggiore serietà, Comune e Città metropolitana non possono andare a controllare solo dove ci sono segnalazioni perché i responsabili sono loro”.

Controlli o non controlli e competenze a parte, quello che è il dato clamoroso, in negativo per quanto tristemente non sorprendente, è quello fornito dal consulente per la sicurezza dell’Anp, Francesco De Matteis, e rilanciato dal Corriere della Sera nell’articolo di Rinaldo Frignani secondo cui appena il 15,3% dell’edilizia scolastica capitolina risultava, alla vigilia del sisma, in regola per i certificati di collaudo statico e il 9,1% per quelli di agibilità.

Non si tratta, va sottolineato e detto, di un pericolo “reale”. Non ci sono edifici a rischio crollo o lesionati dal sisma che non sono stati controllati, e non ci sono pericoli per gli studenti, eccetto quelli che rientrano nell’imponderabile e nella ‘normale’ scarsa manutenzione per cui nel nostro Paese ogni tanto cede qualche controsoffitto. Il bluff dei sopralluoghi è un bluff della burocrazia. Perché se da una parte è stata fatta una doverosa verifica dello stato delle scuole dopo la forte scossa che domenica mattina ha svegliato anche Roma, questa non può che nel migliore dei casi aver certificato uno stato di illegalità, almeno cartacea, e una condizione ancora non a norma. Oltre l’80% degli edifici scolastici non aveva i certificati dei collaudi statici prima e continua a non averli.