Turchi contro il Papa, Egitto vietato ai gay. Babele culture sul Mediterraneo

di Riccardo Galli
Pubblicato il 15 Aprile 2015 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA
Papa Francesco con Erdogan

Papa Francesco con Erdogan quando ancora si stringevano la mano

ROMA – Il presidente turco Erdogan tuona contro Papa Francesco, reo di aver definito il massacro degli armeni di inizio ‘900 “genocidio”: “Lo condanno – ha detto Erdogan -, non ripeta più questo errore. Ho cambiato idea su di lui religioso e politico, lo metto in guardia dal ripetersi”. Insomma la Turchia ufficiale e di governo contro Papa Francesco con ammonimenti, avvertimenti, ultimatum e non celata disistima. I turchi contro il Papa…reminiscenza, anzi riaffiorare dei tempi del “mamma li turchi” come grido d’allarme sulle coste cristiane del Mediterraneo.

Più o meno nelle stesse ore, poco più a sud-ovest, in Egitto, la corte amministrativa de Il Cairo decideva che da oggi in poi la polizia potrà espellere e negare l’accesso al paese delle piramidi ai gay stranieri. Due fatti di cronaca, due notizie apparentemente senza legami, ma che raccontano invece meglio di mille esempi come conflittualità, anche culturale, tra il mondo che definiamo ‘occidente’ e ciò che genericamente definiamo Islam aumenti sempre più.

Avverto il Papa di non ripetere questo errore, e lo condanno” ha detto Erdogan, citato da Hurriyet online. “Quando dirigenti politici, religiosi, assumono il compito degli storici, ne deriva delirio, non fatti” ha aggiunto. Dopo la recente visita di Francesco in Turchia “pensavo che fosse un politico diverso” ma le sue parole, ha detto ancora, “mostrano una mentalità diversa da quella di un leader religioso”.

Una presa di posizione, quella del presidente turco, comprensibile dal punto di vista di Ankara che sempre ha cercato di pulirsi la coscienza sulla questione armeni e, almeno per un verso, condivisibile. Ha ragione infatti Erdogan quando dice che i religiosi non devono fare gli storici. E’ la stessa storia a raccontare che troppo spesso le religioni, tutte, hanno cercato di modificare il corso degli eventi ed il loro racconto a proprio beneficio. Ma dimentica Erdogan che anche i politici, in particolare se parte in causa, quando si calano nei panni degli storici sbagliano. Ed Erdogan, che certamente non ha partecipato allo sterminio degli armeni negli anni della prima guerra mondiale, è comunque parte in causa rappresentando un paese che di quei fatti è stato protagonista e mai ha avuto un giudizio imparziale.

Come che sia la radicalità della negazione turca dello sterminio armeno, motivata da un nazionalismo senza se e senza ma mostra con tutta evidenza l’alterità della Turchia dal denominatore comune dell ‘Unione Europea. Formalmente ancora candidata all’ingresso nella Ue, la Turchia è di fatto non solo fuori ma sempre più lontana. Il controllo dell’informazione, la repressione del dissenso politico, l’introduzione di elementi di “teocrazia” nella vita pubblica, cioè il costume e il precetto religiosi elevati a legge di Stato sono oggi tratti essenziali e crescenti della Turchia.

Più o meno contemporaneamente, più a sud, l’Egitto ha deciso di vietare l’ingresso nel paese ai gay e riconoscere alla polizia l’autorità di espellere gli stranieri omosessuali. La decisione arriva dal tribunale civile de Il Cairo, che ha respinto il ricorso di un libico, espulso perché omosessuale. L’obiettivo, dicono i giudici, è quello di tutelare l’interesse pubblico, i valori religiosi e sociali, e per prevenire la diffusione del vizio e dell’immoralità nella società. L’omosessualità in Egitto, va ricordato, è perseguita non in quanto tale, ma in base alla legge anti-prostituzione.

Una decisione che, seppur da poco tempo, è ormai inconcepibile per il modo di pensare “occidentale” che dà  per scontato il dovere di non discriminare nessuno per le sue preferenze sessuali. Come inconcepibile per il nostro mondo è la presa di posizione di Erdogan. La nostra cultura, il nostro modo di pensare considerano infatti la storia come un dato di fatto e non come un’opinione su cui ognuno può dire la sua.

(Per la cronaca, quello degli armeni fu effettivamente un genocidio. Perché, come spiega su Internazionale un dotto e documentato articolo di Gwynne Dyer, “quando quasi ottocentomila membri di una singola comunità etnica e religiosa muoiono di morte violenta, di fame o di assideramento in un breve periodo, mentre sono scortati da uomini armati di etnia e religione diversa, la questione è presto chiarita”. Ma, è anche vero che a differenza di quanto accadde con gli ebrei, lo sterminio degli armeni non fu pianificato e, per questo ed altri aspetti, non può essere messo sullo stesso piano dell’Olocausto).

Considerazioni storiche a parte, la decisione del tribunale egiziano, e le parole di Erdogan, non stupiscono invece nei paesi che del mondo autodefinitosi occidentale non fanno parte. Un mondo dove la discriminazione sulla base dei gusti sessuali non è un peccato e dove la storia la si scrive a proprio piacere e convenienza. Un mondo dove i diritti non sono universali e intoccabili. Queste, e non le differenze di religione, sono i veri punti che rendono sempre più incompatibile il nostro mondo con il “loro”.