Vegani contro Amatriciana: la vita del maiale vale quanto (più?) quella umana

di Riccardo Galli
Pubblicato il 29 Agosto 2016 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA
Vegani contro Amatriciana: la vita del maiale vale quanto (più?) quella umana

Vegani contro Amatriciana: la vita del maiale vale quanto (più?) quella umana

ROMA – Vegani, molti di loro (alcuni, pochi, tanti, la maggioranza, sempre meno..? Non si sa) sono normalissime persone che hanno scelto una dieta alimentare. Liberissimi di farlo, ci mancherebbe. Sono fatti loro, loro è il corpo che decidono di alimentare così e non così, loro è la libertà di farlo. E anche di predicare la bontà della loro scelta.

Ma vegani sono anche (sempre di più e sempre in maniera più manifesta e rivendicata) troppe persone che con orgoglio pretendono la loro libertà sia riconosciuta come la verità. La verità per tutti. Vegani sono anche quelli che la loro libertà non basta loro. Vogliono, esigono che la loro libertà invada, domini la libertà altrui.

Vegano, per dirla alla grossa, è il rifiuto di alimentarsi con qualunque cibo possa essere ricondotto al cibarsi appunto di una specie animale in qualunque sua forma. Farlo è appunto esercitare una libertà. La differenza, l’enorme differenza, appare quando la scelta alimentare diventa, per esplicita volontà e pensiero del movimento vegano, scelta niente meno che etica.

Si passa cioè dall’ognuno liberamente si alimenta come crede al io persona onesta e corretta e buona e diritta non mangio nulla che venga dal mondo animale, tu che invece mangi carne e uova e latte sei persona scorretta, che rovina il mondo, crudele e infame. Io soldato del bene, tu scherano del male: questa la costruzione mentale del vegano militante.

Io umano, tu disumano dice il vegano militante. Militante, credente, fedele. Quindi missionario e vigilante. Quindi va sui torrenti a boicottare la pesca e chiama assassino il ragazzino con la lenza. Quindi va in piazza San Carlo a Torino dove si raccolgono fondi per i terremotati sfornando “amatriciane” e si indigna e si mobilita contro l’eventuale uso del guanciale. Va in piazza a gridare che…

Quel che va in piazza a gridare è nel suo piccolo enormemente mostruoso: si va a gridare che la vita di un maiale (da cui il guanciale) vale, deve valere per tutti, quanto quella di un umano. Anzi, diciamolo francamente cari vegani organizzati in milizia, dipende da quale umano. Se è uno di quegli umani insensibili alla vera fede, se è uno di quegli umani infedeli al messaggio della salvazione del mondo, se è uno di quelli che mangiano carne, sporcano il pianeta, contagiano le altre specie, contaminano con la cosiddetta civiltà la purezza della dimensione animale, niente meno usano animali per creare farmaci…allora la vita di un maiale deve valere di più di quella di un umano così.

Purtroppo nulla di nuovo sotto il sole. Nonostante sembri roba nuovissima, l’ortodossia vegana è decimillesima incarnazione della medesima sindrome dell’animo umano. Ci si proclama portatori di valori supremi, ci si nomina salvatori del mondo e da lì è quasi inevitabile il passo del dichiarare chi non capisce quei valori, chi li offende, chi non non salva il mondo con te un…subumano.

Il piccolo episodio di Piazza San Carlo a Torino mostra un’enorme falla nella cultura delle libertà.