Ripresa senza meriti riforme nessuno le vuole, basta lo stellone?

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 1 Marzo 2015 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA
Ripresa senza meriti riforme nessuno le vuole, basta lo stellone?

Matteo Renzi (Foto Lapresse)

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche sul sito di Uomini & Business col titolo “Addio numeri zero”.

Allora è arrivata davvero la ripresa? L’Italia ha svoltato e può ricominciare a correre? Tutti i dati sembrerebbero andare in questa direzione: i consumi, la Fiat che assume, il Pil che dovrebbe crescere già nel primo trimestre, lo spread sotto quota 100.

Forse, però, è più prudente dire che per ora è finita la serie dei numeri zero, o negativi, che ci perseguitava dal 2008.

In questo senso è corretto dire che abbiamo un po’ svoltato. Come è corretto dire, e ripetere, che tutto ciò si deve in gran parte a cose avvenute fuori dal nostro controllo.

Il dollaro si è rivalutato al di là della nostra volontà, come è ovvio. E il ribasso dell’euro ne è una semplice conseguenza matematica, che però ha dato una spinta notevole alle nostre esportazioni (e quelle europee in generale).

Anche la ripresa dell’America è una faccenda tutta americana, di cui noi stiamo giustamente approfittando.

E la stessa cosa si può dire del ribasso del petrolio, elemento fondamentale per un paese fortemente importatore di greggio come l’Italia.

Infine, il Qe di Draghi che sta mettendo in circolo grandi quantità di euro non nasce certo per pressioni nostre, ma semplicemente dalla paura che in Europa arrivi la deflazione e faccia i suoi soliti danni devastanti.

Certo, poi qualcosa abbiamo fatto. Secondi alcuni il Jobs Act aiuterà un po’ la crescita dell’occupazione. Si vedrà.

Ma il dato fondamentale è che stiamo vivendo un buon momento di congiuntura internazionale. E le nostre attuali fortune sono in grandissima parte appese proprio a questo buon momento generato lontano da noi e da attori che non siamo noi.

Il normale buonsenso richiederebbe di approfittare di questo periodo fortunato per far decollare una serie di riforme che rinviamo da vent’anni se non di più e di cui c’è un disperato bisogno.

Invece, paradossalmente, vediamo un quadro politico in cui le spaccature crescono giorno per giorno. Fino a far intravedere la possibilità che tutto vada a rotoli.

Insomma, forse non è vero che l’Italia corre (si muove solo un po’) mentre è vero che sarebbe ora di correre con le riforme (dalla giustizia alla scuola, alla pubblica amministrazione).

Ma si vive in un clima dove sembra che da un momento all’altro possa venire a mancare la politica, che è quella che deve decidere.

In conclusione, arrivato il momento di inforcare le biciclette delle riforme e correre, tutti si sono fermati all’osteria a litigare.