Draghi in euro difesa, ripresa 2013 minacciata dal cambio

di Salvatore Gatti
Pubblicato il 8 Febbraio 2013 - 09:51| Aggiornato il 10 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

“L’apprezzamento della moneta unica può spingere al ribasso l’inflazione”: queste poche parole del presidente della Bce, la Banca centrale europea, Mario Draghi hanno da un lato sollevato il grave problema del super euro e dall’altro sono bastate a far capire ai mercati finanziari che Draghi vigila sull’euro forte: risultato, un calo di due punti, da 1,36 a 1,34. Ma le previsioni degli analisti, vista la guerra valutaria iniziata dal Giappone per far calare il valore dello yen e la persistenza di un dollaro debole, sono per una crescita del cambio almeno fino a 1,40. Il che danneggia la ripresina che Draghi si aspetta per la seconda metà del 2013

Il supereuro, l’apprezzamento dell’ euro nei confronti del dollaro, colpisce infatti le esportazioni europee. Ma, ecco la novità, non le danneggia in modo eguale per tutti. Lo rivela una studio della Deutsche Bank.

Vediamo, paese per paese, la situazione dei tre grandi dell’ Eurozona. L’ Italia ha già iniziato a soffrire, perché la soglia oltre la quale le sue esportazioni vengono danneggiate è di 1,17 dollari per euro,livello che è già stato abbondantemente superato. La Francia ha cominciato a non farcela a 1,24. La Germania può stare tranquilla, per ora: le sue esportazioni sono colpite negativamente da un livello euro/dollaro da 1,54 in su. E per ora il cambio non sembra in grado di salire così tanto.