Olli Rehn parla bene di Italia e Spagna: Spagna crack, Italia fa scongiuri

di Salvatore Gatti
Pubblicato il 1 Febbraio 2013 - 08:47| Aggiornato il 19 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Non è facile credere alle soavi parole del commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, quando, il 31 gennaio 2013, ieri, ha sostenuto che la Spagna (ahimè messa insieme con Italia e Grecia) non fa più paura, quando, nello stesso giorno viene contraddetto da tre fatti clamorosi.

Il primo, una accusa di tangenti al primo ministro Mariano Rajoy e ad altri politici sollevata dal quotidiano “El Pais” che potrebbe destabilizzare il quadro politico e il governo: accusa, naturalmente, ancora da provare in un Tribunale.

Il secondo, non da provare, la necessità di aiuti per salvare la Catalogna, la regione più ricca della Spagna eppure in difficoltà finanziarie.

Il terzo, che, in un Paese con la disoccupazione al 26 per cento, i guardiani del Fondo monetario internazionale rivedono al ribasso le stime per quest’anno del prodotto interno lordo da un meno1,4 a un meno 1,5 per cento.

Dopo sei trimestri consecutivi negativi, c’è poco da sperare. Anche perché la medicina somministrata da Rajoy per ridurre il deficit di bilancio dal 6,3 del pil del 2012 al 4,5 del 2013 (tagli alla spesa, aumenti dell’Iva e soppressione della tredicesima agli statali) non poteva non avere effetti recessivi. Sulla pelle della gente. Sempre più infuriata.

E non a caso, ieri, la Borsa di Madrid ha chiuso in forte ribasso: meno 2,45 per cento. Ma almeno questa amara medicina servirà a ridurre il mostro del debito pubblico? Macché. Secondo la Oxford Economics ecco che il debito pubblico passa dall’87,8 sul Pil del 2013 al 97,4 del 2015 (nel 2011 era al 69,3!): Per fortuna, questa lotta perdente contro i mulini a vento, la tanto conclamata “austerity” che ha già distrutto la Grecia, comincia a essere messa in discussione in Europa.