Corruzione, in Italia non è percepita. E’ certa

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 5 Febbraio 2014 - 12:49 OLTRE 6 MESI FA

Corruzione, in Italia non è percepita. E' certaROMA – Qualcuno, come Massimo De Manzoni, de Il Giornale, nello studio di Omnibus, la trasmissione di approfondimento de La7, è ricorso alla mozione degli affetti patriottici. Non possiamo essere i più corrotti d’Europa, ha detto, i dati sono dubbi, il report della Commissione dell’Unione Europea si basa molto sulla corruzione percepita non essendo certi i dati su quella effettiva.

Mi piacerebbe molto poter convenire e sostenere che il rapporto sulla corruzione in Europa, per quel che riguarda l’Italia è esagerato. Che il quadro impietoso non è veritiero, che la mancata disciplina del conflitto d’interesse, le leggi ad personam, la lunghezza dei processi e la loro conseguente prescrizione, le collusioni tra politica, imprenditoria e criminalità, gli appalti truccati, ci sono ma non delle dimensioni denunciate. Che, in sostanza quegli illeciti non pesano per 60 dei 120 miliardi di euro che gravano sull’intera Unione.

Purtroppo non possiamo giungere a queste conclusioni. E non è questione di corruzione percepita, cioè non si tratta della sensazione della gente che magari enfatizza qualche episodio eclatante o esprime la tradizionale diffidenza nei confronti della classe politica e burocratica.

Ci sono dei dati certi che costituiscono in qualche modo indicatori della corruzione. A cominciare dagli sprechi nelle pubbliche amministrazioni, per continuare con le opere pubbliche iniziate e non terminate oppure non eseguite a regola d’arte, per cui non sono entrate in esercizio oppure abbisognano di rilevanti interventi di manutenzione.

Come ho scritto altre volte, il politico o il funzionario al quale possono essere addebitati sprechi, come l’acquisto di beni inutili o sovrabbondanti od a prezzo superiore a quello di mercato non può essere qualificato solo un incapace. Perché quei comportamenti, anche quando non danno luogo alla corresponsione della classica “mazzetta” possono essere diversamente compensati, come l’assunzione di un figlio o di un parente dalla ditta fornitrice dell’amministrazione. Di casi del genere è ricca la casistica giornalistico-giudiziaria.

Uguale fonte di corruzione devono essere considerate le attestazioni di corretta realizzazione di un’opera pubblica che si riveli piena di difetti. In questi casi le commissioni di collaudo, le quali abbiano attestato la corretta esecuzione dei lavori, o sono composte da incompetenti o da disonesti. Non ci sono alternative. E qui andrebbe accertato se quei collaudatori, che sono stati incaricati dall’ente pubblico di garantire la corretta esecuzione dell’opera, saranno incaricati successivamente di progettazioni o direzione dei lavori da parte delle imprese le cui opere sono state collaudate. Ugualmente andrebbe vietato che per un congruo periodo di tempo figli, mogli amanti dei collaudatori assumano incarichi o impieghi presso le imprese appaltatrici.

Insomma tutte queste cose si sanno o si percepiscono come effetto naturale di “errori” di progettazione e di esecuzione delle opere.

Il rapporto della Commissione Ue presenta giudizi durissimi sul nostro Paese segnalando anche che la nuova legge italiana contro la corruzione “lascia irrisolti” vari problemi perché “non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l’autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio”.

Il decorso della prescrizione, in particolare, durante il processo penale è un assurdo che premia i colpevoli che se tali non fossero, cioè se fossero effettivamente innocenti, rinuncerebbero alla prescrizione per avere una pronuncia di assoluzione nel merito.

Secondo il rapporto dell’U.E. tre quarti dei cittadini europei, e il 97% degli italiani, ritengono che la corruzione sia diffusa nel proprio Paese. E per due europei su tre, e per l’88% degli italiani, le mazzette e l’utilizzo di legami con politici e funzionari , sono il modo più semplice per ottenere alcuni servizi pubblici.

Va aggiunto che nell’attuale scarsezza di risorse nei bilanci pubblici l’incentivo alla corruzione è ancora più evidente in quanto per accaparrarsi i pochi contratti di appalto di opere o forniture gli imprenditori sono disposti a tutto.

Nelle dimensioni denunciate – 60 miliardi l’anno – la corruzione in Italia vale 4% del Pil. Nonostante la “legge anticorruzione” adottata nel novembre 2012 e “gli sforzi notevoli profusi dall’Italia” per combattere il fenomeno, questo “rimane preoccupante” secondo la Commissione.

Una brutta figura che diventa bruttissima se si pensa che quei 60 miliardi sono esattamente la metà della corruzione a livello dei 28 paesi della Ue stimata in 120 miliardi di euro annui.

Bruxelles suggerisce di perfezionare la legge anticorruzione, anche perché “frammenta” le disposizioni sulla concussione e la corruzione, “rischiando di dare adito ad ambiguità nella pratica e limitare ulteriormente la discrezionalità dell’azione penale”. Sono inoltre “ancora insufficienti le nuove disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti.

Il report sulla corruzione rileva che “i tentativi” di darsi norme per garantire processi efficaci sono stati “più volte ostacolati da leggi ad personam” approvate in Italia “in molte occasioni” per “favorire i politici imputati in procedimenti giudiziari, anche per reati di corruzione”.

Le colpe della politica sono evidenti. “In Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese – si legge nel rapporto -, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l’alto numero di indagini per corruzione”.

Infine, per rispondere a chi ritiene esagerato l’ammontare della corruzione va ricordato che è dato ufficiale dell’Agenzia delle Entrate che l’evasione fiscale sfiora i 200 miliardi di euro annui.

È evidente che c’è qualcosa che non va nel sistema tributario globalmente considerato, dalle norme che disciplinano imposte e tasse al sistema di riscossione al contenzioso che, nella migliore delle ipotesi, rallenta l’acquisizione a bilancio delle entrate.

C’è molto da fare. Il rapporto UE suggerisce riflessioni che presenteremo ai nostri lettori nei prossimi giorni.