Corruzione. Roma insegna: chi non ruba guarda da un’altra parte

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 9 Giugno 2015 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Corruzione. Roma insegna: chi non ruba guarda da un'altra parte

Corruzione. Roma insegna: chi non ruba guarda da un’altra parte

ROMA – Salvatore Sfrecola ha pubblicato questo articolo anche su Italiani Oggi col titolo:”Perché la corruzione è necessariamente bipartisan Corrotti, corruttori, oppositori “distratti” e controllori a volte latitanti”.

Al secondo giro di arresti per “Mafia Capitale” infuriano le polemiche tra il Partito Democratico, egemone del Campidoglio, e gli altri partiti che chiedono a gran voce il commissariamento del comune o le dimissioni del Sindaco Marino, ritenuto reo di non aver controllato la gestione dei suoi uffici. E le accuse si ricorrono perché i provvedimenti restrittivi della libertà personale hanno ancora una volta coinvolto amministratori appartenenti alla destra e alla sinistra e funzionari loro collaboratori, uniti in un consorzio criminale che li ha portati ad arricchirsi ai danni della finanza pubblica.

Stupisce lo stupore che non è chiaro se manifestato in buona fede o per colpevole dabbenaggine, perché è evidente che questi comportamenti corruttivi presuppongono in chi è all’opposizione connivenza oppure una colpevole distrazione rispetto al ruolo proprio di chi dovrebbe controllare il governo della cosa pubblica. Né deve stupire che siano coinvolti nell’illecito anche i funzionari, quelli che sanno far funzionare la macchina amministrativa, organizzano le gare truccate e dovrebbero controllare l’esecuzione degli appalti. Latitanti appaiono all’evidenza anche gli organi di controllo, considerato che le operazioni che gravano sulla finanza pubblica sono facilmente riconoscibili da parte di chi è chiamato a verifiche di legittimità, di regolarità contabile e di efficienza.

Voglio dire che l’intesa criminale diretta ad acquisti non necessari od a prezzi eccessivi ovvero che si realizza in forniture scadenti, è resa palese da elementi indiziari i quali consentono al controllore interno od esterno di affondare le mani nella gestione illecita, fonte di danno.

Troppo spesso, invece, questi controlli sono formali, soprattutto quando effettuati da organismi di controllo interno che, come diceva Beniamino Finocchiaro, sono per definizione inutili quanto alla loro capacità di intercettare l’illecito. Trattasi, infatti, di organismi che vedono coinvolti soggetti dell’amministrazione colleghi di coloro i quali hanno effettuato, per disposizione o d’intensa con il politico corrotto, acquisti di beni o servizi a danno della finanza pubblica.

In questa fase nella quale l’Autorità Nazionale Anticorruzione si è andata strutturando in modo più funzionale al ruolo che le è stato affidata dalla legge 190 del 2012, con alla Presidenza un magistrato di valore, Raffaele Cantone, che può vantare una lunga esperienza di lotta alla criminalità organizzata, e che persegue i suoi obiettivi anche attraverso l’attenzione alle procedure amministrative dirette alla utilizzazione di risorse pubbliche, è evidente che l’indagine di elezione per comprendere i fenomeni di devianza dalla legalità e dalla regolarità contabile va fatta attraverso l’analisi delle procedure di appalto di lavori o servizi, la congruità dei prezzi, la verifica puntuale della corrispondenza del prodotto o del servizio fornito alle prescrizioni contrattuali.

Fatti macroscopici come quelli che vanno emergendo nella indagine della magistratura romana non possono sfuggire ad un’attenta analisi degli uffici e degli organi di controllo politici e amministrativi. Se questo avviene, se, cioè, procedure piegate a consentire illeciti guadagni passano indenni dagli uffici amministrativi e di controllo significa che qualcuno in una di queste istanze non ha fatto fino in fondo il proprio dovere e non ha saputo utilizzare gli strumenti di verifica esistenti per accertare la regolarità e la legalità nelle azioni delle pubbliche amministrazioni. Per quanto raffinati possano essere i comportamenti criminali attuati a danno delle finanze pubbliche è evidente che, al di là del profilo strettamente penale, chi è chiamato a esercitare le funzioni di controllo politico o amministrativo-contabile è in condizione di intercettare comportamenti magari formalmente corretti ma sostanzialmente in contrasto con gli interessi pubblici. Ciò che fa scattare la responsabilità per danno erariale dinanzi alla Corte dei conti con addebito delle somme illecitamente spese ai responsabili politici e amministrativi.

C’è da augurarsi che l’esperienza dell’indagine penale di cui oggi i giornali parlano e della quale si diceva da tempo nei corridori dei palazzi romani faccia scattare un campanello d’allarme, perché la classe politica più consapevole assuma le proprie responsabilità e vigili sui propri componenti che mirano ad avvantaggiarsi a fini personali utilizzando posizioni di potere ai vari livelli dell’organizzazione pubblica. È un dovere verso i cittadini che in questo momento soffrono delle gravi condizioni economiche che riducono i consumi, falcidiano i posti di lavoro e aggravano le posizioni delle famiglie. È un dovere della classe politica anche verso se stessa, per non perdere quella credibilità che è il fondamento della democrazia e che oggi appare gravemente compromessa, come dimostra la consistente disaffezione elettorale sperimentata proprio nei giorni scorsi con un assenteismo che ha sfiorato il 50 per cento.

Infine, mentre si alimenta una forte polemica nei confronti della gestione Alemanno, nel corso della quale sembra si sia sviluppata gran parte degli illeciti, non sono evidentemente esenti da responsabilità gli esponenti del Partito Democratico che, all’opposizione, non si sono accorti di nulla. E questo dimostra ancora una volta l’esattezza di quanto vado dicendo e scrivendo da tempo, il malaffare è necessariamente bipartisan, quando chi delinque spudoratamente non viene individuato per tempo da una opposizione incapace o connivente o che, molto probabilmente, attende la sua ora.

(da Gli Italiani, www.italianioggi.com, del 6 giugno 2015)