Elezioni anticipate. Renzi farà pagare cara a Italia e Pd la sua frenesia

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 31 Maggio 2017 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni anticipate. Renzi farà pagare cara a Italia e Pd la sua frenesia

Elezioni anticipate. Renzi farà pagare cara a Italia e Pd la sua frenesia (foto Ansa)

ROMA – Elezioni anticipate dominate dallo “spettro” della legge di bilancio: una ipotesi che spaventa Salvatore Sfrecola, che analizza i rischi in questo articolo pubblicato anche sul suo blog, Un sogno italiano.

Intervenendo a Tagadà de La7, sollecitato dalla conduttrice Tiziana Panella, Gianfranco Pasquino, politologo tra i più accreditati nelle analisi politiche attuali, ha detto che, a suo giudizio, si voterà a marzo 2018, il 9, per l’esattezza, perché la individuazione dei collegi uninominali è opera complessa in quanto, secondo come se ne definisce l’ambito territoriale, cambiano le possibilità di vittoria dei singoli candidati.

È certamente vero, ma il professore non ha considerato, come invece aveva fatto poco prima di lui nella stessa trasmissione Marco Damilano, vice direttore de L’Espresso, una variabile che, in qualche misura, preoccupa tutti i partiti, la manovra finanziaria di fine anno. Sembra, infatti, ormai certo, dati alla mano, che per far quadrare i conti la legge di bilancio, ex legge finanziaria, ex legge di stabilità, debba necessariamente prevedere misure severe sotto il profilo fiscale e non solo. Per cui, soprattutto il Partito Democratico, che ritiene di essere ancora chiamato a governare, sia pure in coalizione, teme che l’esito della scadenza elettorale sia condizionato dall’effetto di una legge di bilancio lacrime e sangue, con più tasse, meno servizi, rinvio nella definizione del contratti di lavoro nel pubblico impiego, e, forse, sforbiciate alle pensioni. Un salasso per gli italiani che potrebbe rivelarsi una autentica debacle per i partiti che la voteranno, soprattutto quelli che sostengono il governo, in primo luogo quello del Presidente del Consiglio e del loquace segretario del partito che, si è visto, piace poco agli italiani che di slogan e slide hanno piene le tasche.

Bocciato dalla Consulta per la legge elettorale che, diceva Matteo Renzi, ci invidiano tutti, tanto che l’avrebbero copiata, massacrato il 4 dicembre 2016 dagli italiani che, anche senza leggere la riforma costituzionale, gli hanno votato contro per profonda disistima nei suoi confronti, il giovanotto di Rignano sull’Arno dimostra ogni giorno di più di non aver imparato la lezione. Anzi, continua a riversare a piene mani sui telespettatori e sui giornali che lo sostengono per evidenti interessi economici improbabili messaggi programmatici enunciati in Italia e altrove, dove spesso si è esibito in un inglese esilarante, poco dignitoso per un Presidente del Consiglio e segretario del partito più numeroso in Parlamento, anche se per effetto di un premio di maggioranza previsto da una legge elettorale non in linea con la Costituzione. E vuole votare subito. E forse ci riuscirà, ma gli italiani sanno che questa accelerazione serve solo ad evitare l’effetto politico negativo di una dura manovra finanziaria. E siccome non sono “grulli”, per usare una espressione cara al linguaggio del giovanotto, gli italiani al momento del voto se lo ricorderanno.

Il PD è il partito che ha governato negli ultimi anni, l’intera legislatura, portando l’Italia verso il disastro economico, unico tra Francia, Germania e Spagna che non ha avuto incrementi del PIL, segno che i mali nostri non vengono dall’Europa, come si vorrebbe far intendere, ma dall’insipienza dei governanti.