Presidente della Repubblica. Ruolo guida scelte: Eletti perché “deboli”, ma poi…

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 27 Gennaio 2015 - 09:36 OLTRE 6 MESI FA
Presidente della Repubblica. Ruolo guida scelte: Eletti perché "deboli", ma poi...

Chi siederà sulla poltrona di Giorgio Napolitano

Salvatore Sfrecola ha pubblicato questo articolo anche sul suo blog Un sogno italiano col titolo: “In vista dell’elezione del Presidente della Repubblica. Un dibattito immiserito da giochi di potere ed interessi di parte”.

Il dibattito di questi giorni intorno ai nomi dei possibili candidati alla Presidenza della Repubblica suggeriscono alcune considerazioni, prevalentemente sconfortanti. Non faccio nomi ma devo constatare che quelli immaginati dai giornalisti e dai politici ospiti delle trasmissioni di approfondimento vengono gettati in pasto all’opinione pubblica per motivi che esulano dal ruolo che il candidato sarebbe chiamato ad esercitare se eletto.
Sembra, in sostanza, che il futuro inquilino del Palazzo del Quirinale debba distinguersi per posizioni pro o contro qualcuno, mentre la funzione del Capo dello Stato, Costituzione alla mano, è quella di rappresentare l’unità nazionale, di favorire la più ampia intesa su riforme importanti e necessarie in un contesto di legalità. Soprattutto per quanto riguarda il funzionamento delle istituzioni, in particolare del Parlamento, che negli ultimi mesi è stato emarginato in tutte le vicende che hanno riguardato la legislazione sollecitata dal Governo. Il riferimento è ai numerosi decreti legge adottati quasi sempre in assenza dei requisiti della straordinaria necessità ed urgenza previsti dall’art. 77 della Costituzione. Un requisito che prima di tutto avrebbe dovuto verificare il Capo dello Stato, considerato che quei provvedimenti “con forza di legge” entrano in vigore immediatamente. Inoltre spetta al Capo dello Stato verificare che i provvedimenti portati alla sua firma corrispondano alla deliberazione del Consiglio dei ministri e, nel caso siano modificati, vi tornito per una nuova approvazione. Non è mai successo.
Queste gravi lesioni del principio di legalità hanno oscurato il ruolo delle assemblee legislative nelle quali si esprime quella “sovranità” che proviene dal popolo e che viene rimessa all’iniziativa dei suoi rappresentanti.
Con queste “disattenzioni” per le regole fondamentali di una repubblica parlamentare il Presidente della Repubblica si è fatto campione di una parte, sia pure di quella governativa assistita dalla maggioranza parlamentare, sponsorizzando le riforme provenienti da Palazzo Chigi. Non può farlo senza ledere l’autonomia delle Camere. Bene che dica quali riforme in questo quel settore vanno fatte, ma deve guardarsi dal dimostrare di propendere per una determinata opzione.
Il Presidente della Repubblica è il garante della legalità, una regola delle democrazie liberali che significa rispetto dei ruoli e attenzione per le regole del diritto, in particolare per quelle della finanza che sono regole giuridiche, come quella della copertura delle leggi che comportano nuove o maggiori spese, presidiata da Luigi Einaudi con importanti messaggi alle Camere.
Un Presidente della Repubblica effettivamente super partes, anche se abbia militato in una formazione politica, assicura a tutti i partiti ed ai movimenti presenti in Parlamento la massima attenzione nel rispetto dell’elettorato che quei deputati e senatori ha inviato a Montecitorio e Palazzo Madama.
Di tutto questo non si parla in questi giorni. Sono, invece, presenti nel dibattito meschine valutazioni su quel che potrebbe fare per essere vicino a Tizio o di Caio e funzionale alle politiche di questo o di quel partito, quando non di questa o di quella corrente di partito. In questo modo nomi importanti della vita politica italiana sono valutati nell’ottica miope di uomini miopi che non hanno compreso quale sia il ruolo del Presidente della Repubblica. E mirano a “costringerlo” nell’ambito dei propri interessi, senza ricordare che anche coloro che in passato sono stati eletti con siffatte prospettive spesso hanno deluso quanti si attendevano pedisseque adesioni a scelte politiche di parte. Evidentemente il ruolo guida le scelte.