Ue e Usa, segni di ripresa. Ma la sindrome cinese….

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 11 Gennaio 2016 - 13:17 OLTRE 6 MESI FA
Ue e Usa, segni di ripresa. Ma la sindrome cinese....

Ue e Usa, segni di ripresa. Ma la sindrome cinese….

ROMA –  Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo su “Uomini & Business” con il titolo “Paure dalla Cina”.

-Eurozona: “Ripresa fragile ma supportata dalla BCE” – L’aumento della fiducia economica a dicembre e il calo della disoccupazione in Eurozona a novembre sorprendono in modo positivo confermando che i nuovi stimoli della Bce possano fornire un impulso positivo alla fragile ripresa della regione. Invece le vendite al dettaglio indicano a sorpresa una decelerazione, sebbene rimangano solide nella maggiore parte dei Paesi dell’Eurozona. L’insieme dei dati mostra che l’economia della zona ha continuato a espandersi alla fine del 2015 a un ritmo leggermente superiore al tasso tendenziale. Tuttavia restano dei rischi al ribasso provenienti da un rallentamento della crescita nei mercati emergenti. Perciò le condizioni finanziarie e monetarie agevolate dall’ulteriore stimolo delle Bce, e qualche allentamento nelle politiche fiscali, oltre ai prezzi bassi delle materie prime, dovrebbero continuare a fornire sostegno per la crescita nel 2016. In settimana escono i verbali della Bce della riunione di dicembre con possibili indizi sui motivi per cui la banca centrale non ha optato per un allentamento più aggressivo. Sono attesi, produzione industriale in diminuzione per novembre e Pil preliminare in Germania in crescita.

-USA: “Mercato del lavoro forte ma assenza di pressioni inflattive” – La creazione dei posti di lavoro è stata forte e superiore al previsto sia a dicembre che nelle revisioni di novembre e ottobre. Tuttavia questo non ha permesso ai salari di aumentare a un tasso costante e anche il tasso di disoccupazione è rimasto invariato. Questo perché numerosi lavoratori si sono di nuovo affacciati sul mercato del lavoro in ripresa evitando che si formassero pressioni. Il dato non ha risentito del rallentamento globale e delle turbolenze dei mercati finanziari, aggravate anche dalla forza del dollaro, che evidentemente hanno preoccupato poco i datori di lavoro circa il temuto impatto sull’economia Usa. Il rallentamento del manifatturiero è stato compensato dal recupero del settore delle costruzioni agevolato dal clima mite, mentre il settore dei servizi (quasi 90% del Pil) si è confermato forte beneficiando dell’economia domestica sostenuta. I dati suggeriscono che la crescita nel primo trimestre dovrebbe continuare e la frenata dovrebbe essere considerata di carattere temporanea in quanto legata prevalentemente agli aggiustamenti delle scorte. Il rapporto sul lavoro, più forte per i posti creati ma senza pressioni salariali, è di supporto a un trend di aumento dei tassi da parte della Fed durante il 2016 ma molto graduale. Infatti, nonostante l’inizio della normalizzazione della politica monetaria le condizioni finanziarie e monetarie rimangono espansive, e in aggiunta ai prezzi bassi delle materie prime, dovrebbero continuare a fornire sostegno per la crescita nel 2016. Ciò sarà importante in quanto permangono rischi al ribasso provenienti da un possibile maggiore rallentamento della crescita nei mercati emergenti e potenziali crisi geo-politiche. Il dato più importante della settimana sarà sulle vendite al dettaglio di dicembre che dovrebbe mostrare meno forza m/m. La produzione industriale di dicembre potrebbe confermare la debolezza dell’ISM. Dalla Fed ci sono gli interventi di William C. Dudley (colomba, elettore, venerdì), James Bullard (falco, elettore, giovedì) ed Eric Rosengren (colomba, elettore, mercoledì).

-Cina: “Prevale la debolezza” – l’indice Pmi manifatturiero a dicembre scende ancora sotto la soglia di espansione, evidenziando che i driver della ripresa hanno incontrato ostacoli e l’economia è di fronte a rischi di ulteriore indebolimento. Questo ha scatenato volatilità sulla Borsa cinese con sospensione e successivo blocco delle transazioni, con la procedura recentemente introdotta per stabilizzare i mercati che non funzionando adeguatamente è stata poi sospesa. Dopo la svalutazione dello Yuan nell’ultima settimana, la Banca centrale è intervenuta venerdì per calmare i mercati valutari. In un tale contesto sono attesi da parte degli economisti nuovi interventi fiscali e monetari per ridare slancio alla crescita dell’economia che potrebbe scendere sotto il piano del governo (circa 6%). In settimana CPI e PPI sono attesi deboli, cosi come l’import/export mentre i nuovi prestiti dovrebbero salire.

-Giappone: “Influenza dalla debolezza cinese” – il Pmi manifatturiero è stabile ma leggermente superiore alle stime preliminari. Invece l’indice anticipatore scende nuovamente in novembre, dopo il recupero registrato ad ottobre. Anche l’indice di coincidenza, che sintetizza lo stato attuale dell’economia, è calato. Questa tendenza riflette l’incertezza indotta dalla debolezza dell’economia cinese sull’espansione dei Paesi dell’area.

-Svezia: “Buon ritmo di espansione a fine anno”- la produzione e i servizi in fase di recupero suggeriscono che l’economia svedese ha continuato a espandersi a un ritmo elevato alla fine del 2015. In settimana l’inflazione di dicembre dovrebbe essere invariata così da indurre la Riksbank alla stabilità.

-Norvegia: “Inflazione sale” – l’inflazione a dicembre dovrebbe essere invariata rispetto al mese scorso. Un alto valore per dicembre insieme con un ulteriore indebolimento del NOK dovrebbero alzare la previsione per il 2016 dell’inflazione ben al di sopra del 3%.

-UK: “Forza dei servizi confermata” – i PMI di dicembre evidenziano la frenata della Produzione e la forza dei Servizi che si confermano alti sulla base di solidi consumi interni. La bilancia commerciale registra una contrazione del deficit a novembre grazie alla forza della sterlina. La Banca d’Inghilterra nella riunione di gennaio questo giovedì dovrebbe mantenere invariata la sua politica monetaria e il consensus confermarsi per un rialzo dei tassi solo all’inizio estate 2016.