Claudia Galanti: “Isola dei famosi? Lo faccio per i soldi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Marzo 2016 - 15:32| Aggiornato il 2 Marzo 2016 OLTRE 6 MESI FA
Claudia Galanti

Claudia Galanti

ROMA – “Perché torno all’Isola dei Famosi? Perché ne ho bisogno. Lo faccio perché non ho più le spalle coperte. Lo faccio perché è necessario. Lo faccio per i miei figli. Insomma, lo faccio per soldi”. Questa la sincera confessione che Claudia Galanti ha fatto in esclusiva al settimanale ‘Chi’, pochi giorni prima di partire per l’Isola dei famosi.

“All’inizio quando mi è arrivata la proposta, il mio è stato un no”, confessa Claudia Galanti. “Poi sono tornata a casa e ho ripensato ai miei ultimi mesi. Mesi vissuti in guerra, con il coltello tra i denti. Piangevo tutte le sere prima di andare a letto, prima di addormentare i miei figli. Poi è arrivata la riflessione, ho guardato in faccia la mia nuova realtà che non è fatta di ricchezza, ma di sopravvivenza e ho capito che l’Isola era un’opportunità. E poi in Italia la tv è stata il mio lavoro. Io devo dare da mangiare ai miei figli e provare a garantire loro i migliori studi, le migliori scuole. Con o senza l’aiuto del loro padre (Arnaud Mimran)”.

Per Claudia l’Isola rappresenta anche un punto di ripartenza dopo la tragica scomparsa della figlia Indila, morta in culla nel dicembre del 2014. “Dopo la morte di Indila speravo nella risalita. Ma Arnaud è stato arrestato e io sono finita in clinica. Poi ho messo i miei due figli Liam e Tal al centro del mondo. E se il mondo bussa alla mia porta offrendomi l’opportunità di guadagnare qualche soldo per la mia famiglia non mi tiro indietro e mi tuffo in questa nuova avventura”.

E alla domanda se dopo anni di vita nel lusso sfrenato si senta in grado di sopportare le privazioni del reality, Claudia risponde: “Nella mia vita sono passata dalla ricchezza assoluta a fasi di miseria assurda. Ho dovuto sopravvivere e non è stato facile. Tutti pensano che la mia vita sia stata sempre rose e fiori, ma pochi sanno che ho iniziato lavorando in fabbrica a Miami: riparavo telefonini americani guasti che poi venivano mandati in Sudamerica. Mettetemi alla prova: datemi un cellulare rotto e vedrete!”