Violante Placido: “Io vittima di bullismo a scuola”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Giugno 2017 - 18:41 OLTRE 6 MESI FA
Violante Placido: "Io vittima di bullismo a scuola"

Violante Placido: “Io vittima di bullismo a scuola”

ROMA – Un’infanzia non dorata quella di Violante Placido, la figlia del regista e attore Michele Placido, passata a combattere con il bullismo. In una intervista l’attrice racconta la sua esperienza terribile vissuta quando era solo una bambina e frequentava la scuola a Los Angeles, negli Stati Uniti: “Mi offrivano amicizia sotto forma di ricatto. E se invece, in classe, davo aiuto a quelli più emarginati di tutti, facevano la spia”.

L’attrice ha raccontato a Candida Morvillo in una intervista sul Corriere della Sera la sua infanzia e la sua vita. Non solo rose e fiori per la figlia di Michele Placido, soprattutto quando era bambina:

“Pur nella condizione privilegiata di figlia di attori ed emigrante di lusso, mi sentivo diversa: ero la straniera stralunata, che si vestiva strana, parlava strano e nessuno voleva essermi amico! Le altre ragazzine già si depilavano, alcune portavano lenti a contatto colorate. Io ero intimidita, impaurita, e troppo orgogliosa per fare il primo passo”.

Proprio Violante Placido ha dovuto fare i conti con il bullismo, tra ricatti e sottili violenze psicologiche:

“Mi facevano piccoli ricatti, sottili violenze psicologiche, non fisiche. Il rappresentante di classe aveva il compito di fare l’appello e mi faceva mettere in punizione per ritardi minimi. Oppure qualcuno m’invitava al cinema, ma a patto che lo facessi copiare in spagnolo, in cui ero la prima della classe. Mi offrivano amicizia sotto forma di ricatto. E se invece, in classe, davo aiuto a quelli più emarginati di tutti, facevano la spia”.

Ora anche lei è madre e ha un figlio di 3 anni, Vasco, a cui dovrà insegnare come relazionarsi con gli altri:

“Per ora, Vasco è solare, giocherellone e ha un suo senso di giustizia innato: una volta, un amichetto ha strappato un gioco a una bambina e lui è intervenuto, ha detto “ridaglielo, è suo”. Cerco innanzitutto di essere io per prima rispettosa nei suoi confronti. Non puoi chiedere a un bimbo di essere giusto se il senso di giustizia glielo insegni con la coercizione. E se gli trasmetti autostima, sarà difficile che senta il bisogno di prevaricare qualcuno”.