Ex comandante Cnes accusato violenza sessuale: “Complotto”

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Aprile 2016 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA
Ex comandante Cnes accusato violenza sessuale: "Complotto"

Ugo Terracciano, ex comandante Cnes di La Spezia

LA SPEZIA – “Se non vieni a letto con me rovino la tua carriera di m…”. E ancora: “Senza di me non vali un c…”. “Non voglio possedere il tuo corpo, ma anche la tua anima”. Queste le frasi che i pm avrebbero attribuito a Ugo Terracciano, 55 anni, ex direttore del Centro Nautico e Sommozzatori della polizia (Cnes) a La Spezia. Terracciano è accusato di violenza sessuale e stalking nei confronti di una collega poliziotta di stanza alla caserma Saletti di Pegazzano. Il prossimo settembre dovrà comparire dinanzi al giudice per l’udienza preliminare, che dovrà decidere se mandarlo a processo oppure lasciar cadere le accuse. Ma lui si è sempre difeso in modo fermo e deciso: “La vittima sono io”.

In un articolo di settembre Il Secolo XIX riportava:

Gli inquirenti contestano a Terracciano anche una serie di palpeggiamenti. Nel marzo 2012, in alcune occasioni, avrebbe toccata la poliziotta, nel giugno dello stesso anno invece sarebbe entrato nel suo ufficio, cogliendola di sorpresa, l’avrebbe «afferrata…palpeggiandola, abbracciandola e avvicinando la sua bocca» fino a toccare quella della vittima. Il pm Merlino sostiene che, poi, l’uomo l’avrebbe trattenuta per un braccio, tentando di impedire che uscisse dalla stanza. Nell’avviso di conclusione indagini si fa riferimento anche una serie di condotte, che hanno portato il magistrato a formalizzare un’accusa di stalking. Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, la vittima, assistita dall’avvocato Alessandro Civitillo, avrebbe respinto con fermezza le avances del superiore: Terraciano, ad ogni modo, l’avrebbe molestata costringendola a cambiare le proprie abitudini di vita.

L’uomo avrebbe sollevato la donna dai suoi incarichi, affidandoli ad agenti di grado inferiore rispetto a lei. La ricostruzione degli ufficiali della squadra di polizia giudiziaria della polizia, ha portato il pm Merlino a sostenere che Terracciano umiliasse la vittima, «emarginandola, vietando agli ispettori di rivolgersi a lei, ignorandola durante le riunioni con i vari responsabili degli uffici». L’ultimo dispetto, sarebbe consistito in una segnalazione al Ministero degli Interni per «refrattarietà rispetto alle regole della leale collaborazione». Una segnalazione sfociata poi in un decreto di trasferimento per la vittima, che nell’estate del 2013 aveva così lasciato la caserma del Cnes.

Domenica 10 aprile, intervistato dallo stesso quotidiano, il comandante nega categoricamente ogni accusa e sostiene di essere vittima di un complotto:

«Le indagini difensive condotte dal mio legale, l’avvocato Carlo Nannini, hanno evidenziato tutte le contraddizioni di questa vicenda – attacca il funzionario – la presunta vittima, che è una poliziotta, aveva raccontato ad alcuni colleghi di avere subito molestie anche quando prestava servizio in questura. Mi sembra una coincidenza piuttosto singolare. E’ possibile che accada sempre a lei?». […]

Come può accadere che un funzionario di polizia si trovi al centro di una tempesta giudiziaria, con accuse di violenza sessuale e stalking?

«In effetti è una vicenda surreale, maturata nell’odio e nella vendetta. La presunta vittima mi descrive come uno squilibrato che assale una povera indifesa. Ha dichiarato che avrei agevolato il suo incarico al Cnes con un secondo fine. Finora non avevo mai parlato pubblicamente. Nel rispetto della magistratura mi sono presentato dal pubblico ministero ancora prima di conoscere gli atti d’accusa, avendo appreso di essere sotto inchiesta dalla stampa. Ma ora voglio dire la mia. Lo devo alla mia famiglia che ha subito con me l’onta di queste accuse e a tutte le persone che mi conoscono come persona corretta. La vittima non è una sprovveduta ma avrebbe subito ripetute molestie continuando a venire nel mio ufficio fuori dall’orario di lavoro. Non ha presentato nessuna denuncia, pur avendo testimoni».

Come è nata allora questa indagine?

«E’ partito tutto da un informatore anonimo, che mi accusava di non so quale abuso nell’uso dei mezzi della polizia. Su indicazione di questo informatore, gli investigatori hanno ascoltato in merito alla vicenda la presunta vittima degli abusi. Che è stata convocata e, a sorpresa, ha raccontato di avere subito violenze e di essere stata demansionata. Preciso che tali rivelazioni sono arrivate a un anno di distanza dagli episodi incriminati».

Nei suoi confronti vengono mosse contestazioni precise. Vengono indicati anche testimoni…

«La Procura ha svolto il suo ruolo con professionalità e accuratezza. Occorre vedere però se i testimoni sentiti abbiano detto la verità. Uno di questi era molto più che amico della presunta vittima. Un altro è un suo grande amico e nei miei confronti ha manifestato il suo odio disegnando la mia figura su una sagoma crivellata di colpi al poligono. Io ho collaborato con il magistrato. Il mio avvocato ha fornito testimonianze che smentiscono tante circostanze riferite».

Lei quindi nega di aver abusato della poliziotta?

«Certo che lo nego: è un’invenzione bella e buona maturata nel rancore. Avevo segnalato al Ministero una serie di suoi comportamenti negativi, ed era stato avviato nei suoi confronti un procedimento per il trasferimento d’ufficio. Dopo la segnalazione è accaduto di tutto e di più. La gestione amministrativa ed economica del Cnes è stata messa sotto la lente d’ingrandimento. All’epoca, il supertestimone della violenza, andava dicendo che terminata l’ispezione mi avrebbero rimosso. Ma non andò così, perché gli ispettori non ebbero alcunché da contestare».