Luca Varani, Foffo: “Sul telefono di Prato video di stupri”

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Marzo 2016 - 08:30 OLTRE 6 MESI FA
Luca Varani, Foffo: "Sul telefono di Prato video di stupri"

Luca Varani, Foffo: “Sul telefono di Prato video di stupri”

ROMA – “Mi sentivo minacciato da lui. Sul suo telefono mi ha mostrato video di donne stuprate e bambini nudi“. E’ una parte del racconto che Manuel Foffo ha fatto al pm e ai carabinieri. Si riferisce al complice, a Marco Prato, insieme al quale è accusato dell’omicidio di Luca Varani. Un interrogatorio, quello di Foffo, che a tratti somiglia a una seduta analitica, con i militari e il pm seduti ad ascoltare e ad assecondare il racconto di un ragazzo che desidera sfogarsi, spiegare, analizzare, senza reticenze, ogni angolo della mente.

Perché è nella mente di questi due giovani uomini, e nel loro morboso rapporto, che si cerca il movente di un delitto finora inspiegabile. Per questo quasi quotidianamente affiorano sui giornali frasi, mozziconi di questi interrogatori, alla ricerca di un perché. Foffo sembra senza alcun dubbio quello più desideroso di “vuotare il sacco”, e infatti le sue parole vengono prese per buone dagli investigatori, non alterate dalla volontà di alleggerire la propria posizione.

“Il momento in cui ho perso il controllo di me stesso credo sia quando tra me e Marco è uscito l’argomento di mio padre” racconta Manuel. “Io e Marco abbiamo iniziato a parlare a lungo di mio padre e questa cosa mi ha fatto ‘venire il veleno’, avevo una forte rabbia interiore – continua Foffo – Questo è durato fino alle 2.30. Durante i nostri discorsi ricordo che era come se Marco sembrava darmi ragione, i nostri discorsi erano davvero sinceri, lui mi guardava con uno sguardo criminale”.

Il padre di Foffo, all’indomani della tragedia, era andato ospite in studio a “Porta a Porta” a raccontare la drammatica confessione del figlio, tentando un’estrema, disperata difesa di quel ragazzo “modello, contro la violenza, molto buono, forse eccessivamente buono. E riservato, con un quoziente intellettivo sopra la norma” trasformatosi in assassino. “Quel giorno non mi rispondeva al telefono, ho insistito e chiesto spiegazioni. Lui ha ammesso: ‘Ero sotto effetto della cocaina’. Mi sono venuti i brividi. Poi mi ha detto: ‘C’è una cosa ancora più grave. Abbiamo ammazzato una persona”.