Masturbazione con crocifisso a teatro. Scandalo e forse stop

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Agosto 2015 - 15:45 OLTRE 6 MESI FA

Masturbazione con crocifisso a teatro. Scandalo e forse stopVICENZA – Uomini e donne nudi in scena che si toccano, sessualmente si toccano. E lo fanno ai piedi di un crocifisso e raccontano di masturbazioni con il crocifisso. Non bastasse, sangue vero prelevato in scena ad uno degli attori. E un titolo preso dalla Bibbia, “Prima lettera di San Paolo ai Corinzi”: gli elementi per le polemiche, l’ultima opera della regista catalana Angelica Liddell, li aveva tutti. E puntuali le critiche sono arrivate. Tanto che lo spettacolo, programmato per il 18 e 19 settembre al Teatro Olimpico di Vicenza, rischia di saltare.

Non è dato sapere se la masturbazione con il crocefisso, oggettivamente blasfema, sia o no destinata ad essere mimata in scena. O se la masturbazione con il crocefisso sia un’astrazione, una categoria concettuale in cui la regista confeziona una qualche sua interpretazione artistica. E neanche è dato sapere se l’eventuale rappresentazione goda o no di sostegni in pubblico denaro. Cambia, eccome se cambia, in un caso o nell’altro. Una cosa, anzi due, sono certe: un ormai quasi noioso indulgere da parte di autori che si vogliono molto contemporanei nella dissacrazione estrema. Quasi una moda, un po’ stantia. L’altra certezza è la estrema suscettibilità della destra politica e culturale cui piace indossare i panni, anche questi di scena, dei difensori della fede e del sacro.

Critiche che arrivano dalla Lega Nord e dalla Destra. Critiche preventive, dal momento che nessuno dei “critici” (compresi il leader del Carroccio, Matteo Salvini, e quello della Destra, Francesco Storace) ha visto lo spettacolo. E che si basano non tanto sull’opera, ma su una confessione fatta dalla Liddell in un’intervista ad Anna Bandettini di Repubblica: “Da bambina mi masturbavo col crocefisso perché il mio corpo reagiva alla bellezza di un uomo crocifisso e santo, irraggiungibile. Volevo amare il Re dei Re”. Non ancora una prova provata di blasfemia, indecenza, volgarità e soprattutto basso spessore artistico, però di certo un indizio in questa direzione.  E a poco sono servite le altre parole della stessa Liddell, che nella stessa intervista ha definito la propria opera “uno spettacolo sull’amore assoluto, dunque sacro”. Libertà di vederlo questo spettacolo ma libertà anche di pensare, sospettare che non sia poi così come Liddell dice inno all’amore, piuttosto inno alla masturbazione. Il che, se non fa scandalo, fa di certo tristezza. Tristezza di fronte al travestimento, grottesco, della masturbazione in chissà perché dissacrazione.