Sesso con la compagna e con la figlia di lei (16 anni): assolto in Appello

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Settembre 2014 - 14:23 OLTRE 6 MESI FA
Sesso con la compagna e con la figlia di lei (16 anni): assolto in Appello

Sesso con la compagna e con la figlia di lei (16 anni): assolto in Appello

VENEZIA – Assolto dall’accusa di aver fatto sesso con una ragazza di 15 anni. Non con una qualsiasi, ma con la figlia della sua compagna. Assolto in Appello dopo che invece in primo grado era arrivata una condanna a tre anni e otto mesi di carcere.

Protagonista della vicenda è un uomo di 42 anni, A.G, di professione operaio. Una storia complessa ricostruita nei dettagli dal Corriere delle Alpi. Una prima relazione, poi quella con la figlia della compagna che resta incinta e un finale incredibile: il quarantaduenne, assolto, ha riallacciato il rapporto con la madre della minorenne. 

L’uomo, infatti, è stato assolto non perché non ci sia stato sesso ma perché i rapporti sarebbero iniziati quando la ragazza, la figlia della sua compagna, aveva già compiuto 16 anni.
Scrive il Corriere delle Alpi:

L’uomo aveva conosciuto una donna ed erano andati a vivere insieme, ma ben presto la storia era diventata un intreccio pericoloso. Con i due adulti, infatti, viveva anche la figlia di lei, che diventò l’amante consenziente dell’uomo. La doppia relazione dell’uomo, con la madre e con la figlia presente sotto lo stesso tetto fu dilaniante, soprattutto perché la ragazza era minorenne, classe 1990 e al tempo dell’indagine emerse che i rapporti sessuali tra l’uomo e la giovanissima figliastra fossero iniziati quando lei aveva ancora 15 anni.
Secondo l’accusa, infatti, la storia proibita era maturata negli ultimi mesi del 2005 ed era proseguita fino all’inizio del 2007. Ma non basta: la ragazza rimase incinta.

In primo grado è quindi arrivata la condanna. Poi in Appello il colpo di scena:

Fin dal procedimento di primo grado il racconto della giovane era apparso incerto e contraddittorio, ma i giudici avevano ritenuto plausibile la ricostruzione dei fatti, escludendo solo l’aggravante dello sfruttamento del rapporto di convivenza.
Ieri si è discusso il processo d’Appello, nel quale è emerso che l’accusa si fondava esclusivamente sul racconto della giovane. Lui ha sempre affermato che i rapporti sessuali erano iniziati quando la ragazza aveva già compiuto 16 anni e le tante, troppe versioni diverse date dalla giovane sulla collocazione temporale dei rapporti (lei si è giustificata affermando di voler proteggere l’uomo dopo la denuncia della madre) sono state determinanti. Ancor di più lo è stato un evento precedente: nell’ottobre 2005, infatti, la giovane denunciò il padre naturale per abusi sessuali, accusa rivelatasi infondata e ritrattata durante il dibattimento. La giovane ammise di aver accusato ingiustamente il padre perché non riusciva ad ottenere un computer.
Questo fatto ha pesato notevolmente sulla valutazione dell’attendibilità della presunta vittima, che è stata ritenuta non credibile nel suo racconto. L’uomo, quindi, è stato assolto per l’insussistenza del fatto e nel frattempo, chiusa la storia con la figlia, ha riallacciato la relazione con la madre.