Vincino: “Ex presidente della Camera beccato a fare sesso orale col commesso”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Luglio 2014 - 18:36 OLTRE 6 MESI FA
Vincino: "Ex presidente della Camera beccato a fare sesso orale col commesso"

Vincino

ROMA –  “Mi piace andare nei luoghi dove le cose accadono. Mi piace entrare nell’ascensore di Montecitorio dove fu beccato un ex presidente della Camera che praticava sesso orale a un commesso”: parla Vincino, all’anagrafe Vincenzo Gallo, vignettista e architetto intervistato da Giancarlo Dotto per Diva e Donna.

Vincino, architetto palermitano di 68 anni, ha appena pubblicato il suo ultimo libro, “La cavalcata di Renzi”, pubblicato da Cairo Editore: 188 pagine di vignette che ripercorrono l’ascesa del più giovane presidente del Consiglio italiano.

Ecco l’intervista di Diva e Donna.

Definisciti come designatore. Sei uno rapido?
“Dipende. Quando, per quattro mesi, ho fatto l’inviato a Montecitorio per “Lotta Continua”, dovevo essere velocissimo per forza”.

Più compulsivo o più ossessivo?
“Dipende dal racconto. A volte mi piace indugiare sui particolari. Nel libro troverete un disegno complesso, lui sull’elefante”.

Lui sarebbe Renzi, immagino. Pagina 46, l’entrata trionfale di un marajà in groppa a un elefante.
“Una suggestione presa dalla scena di un film, “Vanity Fair”. C’è il ricco principe con questa giovane donna, un’arrampicatrice che poi diventa una nobildonna, che arrivano in questa città indiana accolti da corone di fiori…e da Fassina”.

Fassina cosa c’entra?
“Fassina risulta schiacciato nella lotta impari con questo principe fascinoso sull’elefante”.

L’elefante, il principe, la città indiana, Renzi e Fassina. Associazioni libere ai confini del delirio.
“Liberissime. La satira è anche questo, una ricerca della verità che ruba a tutto, a tutte le immagini della Storia. A volte, è la satira stessa a fornire le immagini alla Storia”.
matteo renzi e agnese landini all’inaugurazione di pitti

Sei un preveggente o comunque un abile analista politico. Nel 2010 hai detto che Renzi avrebbe fatto un sedere così a Berlusconi.
“L’ho conosciuto nel 2009, Renzi, a Firenze. Un mio amico me lo presentò come presidente della provincia e futuro sindaco. Mi sembrò un ragazzino molto determinato. Aveva le idee chiare sulla classe dirigente del suo partito”.

Quattro anni dopo è presidente del Consiglio.
“Io ho una visione negativa dei politici. La politica attira di per sé i peggiori. È un mestiere terribile, ma in lui ho visto un politico diverso”.

Scegli un’immagine per rappresentare a te stesso lo schifo della politica.
“Impossibile. Ce ne sono troppe. Ci lavoro tutti i giorni sulla politica, dal primo scandalo, quarant’anni fa, quello della Lockeed”.

Incontri Renzi e capisci…
“Che questo ragazzo guarda il mondo e guarda lontano”.

La sua diversità?
“La voglia matta di portare a casa risultati. Io l’ho praticata la politica. Da ragazzi volevamo cambiare il mondo. Anche se poi, pure là, mi consideravo uno di passaggio, quasi un avventuriero. Non era quella la mia vita”.

Ti hanno molestato i tuoi amici di “Lotta Continua” quando hai iniziato a collaborare per “Il Foglio” berlusconiano?
“No, mi hanno molestato altri, quelli che credevano fosse un tradimento e non lo era affatto. “Il Foglio” mi ha dato una libertà totale. Giuliano Ferrara è un grande direttore. In tanti anni ho disegnato le peggio cose. Mai un problema. Al “Corriere della Sera”, invece…Mi dicevano: “No, questa su Berlusconi è troppo pesante”.

(…) Resta la prevalenza nei tuoi disegni di un Renzi superdotato.

“È di una velocità pazzesca. Stupisce la sua capacità di correre da una parte all’altra, di fare ventitrè cose in contemporanea. Questo, naturalmente, lo porta ad arronzare un po’…”.

Nessuna riserva di fondo sul personaggio?
“Penso che, siccome è un ragazzo di trentanove anni, sia anche un gran disgraziato nel senso umano voglio dire, erotico e tutto il resto. Ha una moglie deliziosa, ma ha anche delle ministre meravigliose, ha una pulsazione continua…”.

Gli italiani hanno un debole per il leader carismatico.
“Se un leader non è carismatico, è un disastro. Se non interpreta questo ruolo, se non è qualche passo avanti…”.

Il pericolo è lo sconfinamento, l’eccesso di ambizione.
“Il pericolo è quando la sua visione non è più in comunicazione con la nostra. Quando lui non interpreta più ciò che è giusto. Com’è stato con Berlusconi”.

La prima volta pubblica di Renzi con la Merkel. Un’immagine forte.
“Lui è già oltre la Merkel. La Merkel rappresenta l’Europa di ieri, Renzi quella di domani. Avremmo bisogno di uno come lui al posto di questo Juncker, un vecchio politico, il peggior guaio che ci potesse capitare… Da come me la sta raccontando, Renzi si prepara ad essere il primo politico europeo tra quattro o cinque anni”.

Mi ha colpito D’Alema. Prima lividamente ostile, poi quasi sodale di Renzi.
“Spera, ma non c’è trippa… D’Alema è arrivato al capolinea da parecchi anni, da quando è finito il suo governo. Là ha dimostrato tutto il suo limite”.

Veltroni si è dato al cinema.
“Ha fatto un buon film su Berlinguer. Ha una sua grazia. Poteva fare una schifezza agiografica e invece ha avuto un certo garbo. Che, invece, non ha come scrittore. Quando scrive è banale”.

Certo, da Togliatti a Renzi, fa impressione.
“Anche là, Palmiro Togliatti era un leader fortemente carismatico. Sai cosa mi piacerebbe fare? Un film comico ed erotico, da crepare dal ridere, ma anche drammatico su Togliatti all’Hotel Lux di Mosca, la sua suite al piano rialzato, con le persone che sparivano, le ammazzavano là intorno. Ci sono stato in quell’hotel”.

Ti piace respirare i posti che devi raccontare.
“Mi piace andare nei luoghi dove le cose accadono. Mi piace entrare nell’ascensore di Montecitorio dove fu beccato un ex presidente della Camera che praticava sesso orale a un commesso. Sono andato a Mosca, inviato di “Cuore”, quando succede il golpe e Eltsin sale sul carro armato”.

Perché proprio Togliatti?
“Perché su di lui circolano una serie di racconti laterali che mi appassionano. Ma lo sai che portava sull’asola della giacca un cosetto a forma di fallo? C’era un altro dell’epoca che diceva: se il segretario vuole una figa. noi gli portiamo una figa”.
(…) Antonio Di Pietro?
“Il Di Pietro politico non ha capito niente. Basta vedere la gente che si è messo al fianco. Uno peggio dell’altro”.

Gianfranco Fini?
“Peggio mi sento. Era l’elegante a capo di quel partito di straccioni terribili. Tenta di disarcionare Berlusconi e poi inciampa nel cognato”.

Francesco Rutelli?
“Eccone un altro. Ma come cavolo fai? Stai cinque anni nella “Margherita”, sei ancora presidente e non t’informi, non fai una chiamata per sapere quanto hanno speso? Non puoi far finta di non sapere niente”.

Qualcuno dice che sia la moglie, Barbara Palombelli, l’eminenza grigia dei due.
“Assolutamente sì, ma da sempre. Quando il marito fu candidato alla presidenza del consiglio, era lei che organizzava tutto. Però, quando uno è incapace, non c’è niente da fare”.

(…) C’è il formidabile Alfano.
“Alfano è uno dei più scarsi. Il problema vero di Berlusconi è questa corte di “cosi” che ha cresciuto lui. Lui doveva fare una sola cosa, prendere un radicale, metterlo alla giustizia e fargli fare la riforma. Invece si è trovato un avvocaticchio democristiano che gli ha costruito trecentoventi leggi una peggio dell’altra e gli diceva sempre sì”.

Salvo poi voltargli le spalle.
“Inevitabile. Anche Renzi ha un casino di falsi intorno a sé, approfittatori di ogni genere”.

(…) Pensi sempre di Travaglio che è uno sadico?
“Sì. Anzi, negli anni peggiora”.

Meglio o peggio Saviano?
“Quasi quasi è meglio. Il ragazzo è intelligente, ma deve capire che c’è una contraddizione profonda tra fare lo scrittore e il maestro di etica. Ha fatto un errore gravissimo, doveva rimanere libero”.

Lui e Fabio Fazio ci spiegano le cose buone e giuste.
“Trovo Fazio superficiale a livelli indescrivibili, le buone maniere di un cameriere insopportabile. Era partito facendo l’imitatore, da là si è costruito un suo mondo perfetto”.

Da disegnatore, cosa ti fa soffrire?
“Io generalmente disegno piccolo, ma succede che qualche volta disegno grande e me lo riducono, gli do un affresco e ne fanno un francobollo. In quei casi soffro fisicamente. Ho passato una parte della mia vita a litigare con il “Corriere della Sera” per questo. Ogni tanto succede anche con “Il Foglio”.

Che fai in quei casi?
“Mi attacco al telefono e chiamo Giuliano Ferrara, ma solo nei casi più gravi. In generale mi licenzio o entro in sciopero. Mi sono licenziato una decina di volte”.