YOUTUBE Condom Balloons: preservativi ai poliziotti e…

di redazione Blitz
Pubblicato il 29 Gennaio 2016 - 14:58 OLTRE 6 MESI FA

IL CAIRO – Condom Balloons, i palloni con i preservativi: l’hanno chiamata così la dimostrazione pacifica e ironica di due attivisti egiziani, Shady Husein Abu Zaid e Ahmed Malek. I due giovani il 25 gennaio, giorno dell’anniversario della rivoluzione che nel 2011 cacciò Shady Husein Abu Zaid e del suo amico Ahmed Malek, hanno gonfiato dei preservativi e li hanno distribuiti ridendo e scherzando ai poliziotti accorsi in piazza Tahrir al Cairo. 

Ufficialmente gli agenti erano lì per la festa delle forze dell’ordine nel giorno dell’anniversario, in realtà stavano semplicemente cercando di strozzare sul nascere qualunque possibile protesta.

Fatto sta che i due giovani attivisti hanno distribuito loro i palloncini-condom, che questi hanno preso senza rendersi bene conto di quel che stesse accadendo, e adesso rischiano sei mesi di carcere con l’accusa di aver insultato e diffamato la polizia.

Il loro caso, come sottolinea Francesca Paci sulla Stampa, si inserisce in una situazione molto delicata. In Egitto la repressione non si è mai fermata, nonostante la rivoluzione e i suoi ideali. Dopo un anno di governo islamico con Mohammed Morsi, dei Fratelli Musulmani, la sua destituzione da parte dell’esercito ha portato al potere il generale Fattah al Sisi. E da allora chiunque sia anche solo lontanamente sospettato di simpatie per la Fratellanza finisce in carcere.

Poco importa che i due attivisti Shady Husein Abu Zaid e Ahmed Malek siano tutt’altro che simpatizzanti dei Fratelli Musulmani. Questo gesto, per di più filmato e postato su YouTube, è bastato per metterli nei guai con la giustizia.

“Mi aspetto di essere arrestato ma non capisco perché abbiano panicato, come può un video di due minuti colpire tanto un paese così grande”,

si è domandato il ventenne Shady ad ‘al Araby tv’. Ma il nuovo regime di al Sisi non ci sente. Come sottolinea Paci su La Stampa,

“A cinque anni dalla deposizione di Mubarak, seguita da un anno sotto il segno dei Fratelli Musulmani e dalla loro cacciata a suon di repressione per tutti (dal 2013 a oggi sono finite in carcere dai 22 ai 41mila oppositori al nuovo regime) l’Egitto è ancora sull’orlo del precipizio e le speranze dei sognatori di allora appassiscono nello sguardo triste che s’intravede oltre le fanfare del cambiamento vagheggiato”.