Euro e Grecia in crisi…E se lunedì il bancomat non dà soldi?

Pubblicato il 12 Giugno 2012 - 09:01 OLTRE 6 MESI FA

soldiBRUXELLES – Immaginiamo di trovarci al bancomat lunedì mattina, è il 18 giugno e la Grecia che ha già votato. Allo sportello non c’è nessuno, sullo schermo appare una scritta: prelievo disponibile non oltre i 100 euro. Immaginiamo che tutto questo sia vero, che se Atene esce dall’euro non solo ai greci potrebbe toccare la sfortuna di trovarsi a combattere con uno sportello a secco di soldi. L’Italia è sorvegliata speciale, i mercati sono già all’attacco e il tiro potrebbe essere sempre più duro specialmente se la Grecia fa partire la miccia e la Spagna non si riprende. Roma è a rischio contagio, i mercati sono nervosi, lo spread ha sfiorato quota 490, le Borse sono sempre più deboli sulle incertezze della crisi del debito.

Per ora è tutto sul piano della possibilità, intanto Bruxelles si prepara all’uscita della Grecia dall’euro e studia un piano per l’ipotesi peggiore: bancomat bloccati e stop ai soldi. Per ora sono soltanto teorie, bisogna evitare di trovarsi impreparati, perché le elezioni in Grecia sono un’incognita pericolosa: se domenica vincerà la sinistra radicale, Syriza, il nuovo governo potrebbe fare saltare il tavolo e quindi potrebbe arrivare l’addio all’euro.

Secondo l’agenzia Reuters l’Eurogruppo sta valutando tutte le opzioni, come ha detto il ministro dell’Economia belga, Steven Vanackere, “fa parte del compito dei governi quello di essere pronti per ogni evenienza”. Con Atene fuori dalla zona euro la Bce dovrebbe bloccare tutte le iniezioni di soldi, i rubinetti verrebbero chiusi per le banche e quindi anche per le imprese. La gente prenderebbe subito d’assalto gli sportelli bancomat. Lo aveva scritto qualche settimana fa anche il Wall Street Journal: “La Bce probabilmente non sarebbe più in grado di prestare denaro alle banche greche. Ciò significherebbe uno stop per la liquidità al sistema greco. Senza euro disponibili, il governo dovrebbe distribuire un’altra valuta come mezzo di scambio”.

Se è stata discussa anche la possibilità di sospendere gli accordi Schengen sulla libera circolazione in Europa, forse il tanto invocato piano B di Bruxelles potrebbe riguardare altri Paesi e non solo l’euro. Per ora la speranza è che non succeda, ma se succede come ha ribadito il ministro belga delle Finanze, Steve Vanackere, “dobbiamo fare tutti gli sforzi per evitare l’exit scenario ma questo non vuol dire che non dobbiamo essere pronti a quest’eventualità” quindi è “necessità di base per ogni Paese essere preparato”. In più, se l’euro collassa o rischia grosso, la Svizzera ha fatto sapere di essere pronta a introdurre nuovi controlli sui capitali.