Belgio, i fiamminghi contro re Alberto: nuovo rischio scissione

Pubblicato il 27 Dicembre 2012 - 20:13 OLTRE 6 MESI FA
Re Alberto II di Belgio (Foto Lapresse)

BRUXELLES – Il Belgio si spacca sul “populismo“: è bastata la parola nel discorso di Natale del re Alberto II, che ha puntato il dito proprio contro il “populismo che si diffonde nel Paese”, a suscitare la reazione dei fiamminghi. 

E’ stato un parallelismo tra i sentimenti ”populisti” che emergono durante le crisi finanziarie e l’Europa pre-nazista a far scoppiare il caso. ”Il populismo è molto comune oggi, anche nel nostro Paese, e non dobbiamo dimenticare le crisi degli anni ’30 e le reazioni populiste che hanno causato tanto danno alla nostra democrazia”, ha detto re Alberto a Natale, riferendosi al nazismo.

Pur senza allusioni dirette ad alcuna formazione politica, tutti hanno visto nelle parole del sovrano l’allusione al primo partito fiammingo, il N-Va di Bart De Wever, che ha come obiettivo la scissione tra Fiandre e Vallonia e che attribuisce alla parte francofona del Belgio buona parte della colpa della crisi economica del Paese.

Immediata la reazione del leader De Wever, sindaco di Anversa, forte di un partito che si è aggiudicato la maggioranza dei seggi alle politiche del 2010: ”Il re deve essere super partes per rappresentare l’intera nazione, ma Alberto II ha scelto invece il percorso di una monarchia che divide”, ha detto in un editoriale sul maggiore quotidiano fiammingo, il De Standaard.

De Wever si è spinto oltre, proponendo di togliere i poteri al re: ”Alberto II mi prende per un fascista, dopo questo discorso di Natale mi chiedo se sia ancora in grado di ricoprire il suo ruolo, oggi una monarchia politica è incompatibile con una democrazia”.

Il re in Belgio non ha veri e propri poteri politici, ma ha ancora quello di nominare i ‘formatori’ o ‘mediatori’, figure istituzionali chiave perché incaricate di formare il governo belga, un’operazione molto complessa che dopo le ultime elezioni ha richiesto quasi 18 mesi proprio a causa delle divisioni profonde dei partiti e della forza della componente separatista fiamminga.

Diverse le reazioni della politica: i fiamminghi, compresi i socialisti, giudicano ”eccessivo” il paragone con il populismo nazista, mentre dai francofoni arrivano al massimo leggere critiche al sovrano ”mal consigliato dal suo entourage”. Tutti attendono al varco il premier socialista Elio Di Rupo, nello scomodo ruolo di chi di certo scontenterà una parte del Paese prendendo posizione.