Brexit, ministra Rudd: “Aziende facciano liste di lavoratori stranieri”. Poi il dietrofront

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 5 Ottobre 2016 - 16:46 OLTRE 6 MESI FA

 

Brexit, ministro Rudd: "Aziende facciano liste di lavoratori stranieri". Poi il dietrofront

Brexit, ministro Rudd: “Aziende facciano liste di lavoratori stranieri”. Poi il dietrofront (Foto Ansa)

MILANO – “Le aziende facciano delle liste con i lavoratori stranieri che occupano posti che potrebbero essere occupati da lavoratori britannici”. Dopo la Svizzera anche il Regno Unito prende di mira i dipendenti non locali. Il Paese che ha votato per Brexit lo fa per bocca della neo-ministra agli Interni, Amber Rudd. Che poi però fa una mezza retromarcia e chiede di non esser additata come razzista.

L’uscita non proprio felice è arrivata durante il congresso dei Tories a Birmingham martedì 4 ottobre. Rudd ha proposto di imporre alle aziende del Regno Unito di rendere noti i numeri dei lavoratori stranieri assunti, per assicurare che questi coprano solo posti vacanti, senza togliere opportunità ai cittadini britannici. Il giorno dopo la retromarcia: la ministra ha precisato che il governo non chiede i nomi, come indicato nel titolo di prima pagina del Times mercoledì mattina, ma solo numeri.

Nelle intenzioni doveva essere un’idea gradita agli imprenditori. Ma non è stato così. Gli industriali ritengono che senza gli stranieri l’economia andrebbe in tilt. Del resto, come per la Svizzera che, in Ticino, ha da poco svolto un referendum per limitare le assunzioni di italiani, così gli imprenditori del Regno Unito si troverebbero in difficoltà a dover riallineare gli stipendi a parametri esclusivamente britannici e non più cosmopoliti e globalizzati.

Ovviamente la proposta di Rudd è stata ampiamente criticata anche sul web. Ma si inserisce in un clima inglese ormai da mesi freddo, anzi, glaciale con gli altri europei. Basti pensare che un altro ministro, quello del commercio internazionale Liam Fox, sempre dal palco di Birmingham ha affermato che i diritti dei due milioni di cittadini europei che vivono in Gran Bretagna potrebbero essere usati come carta nei negoziati sulla Brexit fra Londra e Bruxelles.

Parole, quelle di Rudd e Fox, che, anche se smentite a metà, ridimensionano parecchio il tentativo della premier Theresa May di rassicurare i lavoratori europei in territorio britannico: “I diritti esistenti dei lavoratori europei saranno garantiti in pieno anche dopo la Brexit”, ha assicurato lei da Birmingham. Ma la strada verso una xenofobia ormai sempre più diffusa anche tra gli stessi europei ha ormai sempre più adepti illustri.