Cameron: sequestro delle paghe in nero dei clandestini

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Maggio 2015 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA
Cameron: sequestro delle paghe in nero dei clandestini

Cameron: sequestro delle paghe in nero dei clandestini

LONDRA – La paga in nero presa dai clandestini trattata come se fosse frutto di un attività criminale e quindi sequestrata. E’ l’idea di David Cameron, appena rieletto dopo un trionfo elettorale, alla guida della Gran Bretagna. E il leader conservatore ha deciso di sfruttare la sua “luna di miele” con gli inglesi partendo da un giro di vite sugli immigrati.

Così Cameron, già protagonista della battaglia contro il no alle quote dei migranti in sede Ue,  propone un provvedimento di quelli che in Italia raccoglierebbero un sì entusiasta da Matteo Salvini: colpire i clandestini nel portafogli, togliendogli lo stipendio e spingendoli così ad abbandonare la Gran Bretagna. Non solo: chi si trova con lo stipendio sequestrato potrà fare ricorso solo una volta rientrato nel Paese di origine. In realtà il leader conservatore in qualche modo ci aveva provato già nella scorsa legislatura ma il provvedimento era naufragato per il no dei suoi alleati di governo, i Libdem di Nick Clegg. Dopo queste elezioni, però, Cameron non ha bisogno di alleati e quindi può scegliere di farlo approvare.

Oltre al far diventare reato penale il lavoro in nero Cameron punta a dei tagli al welfare per i migranti e a un sistema per rendere più facili le espulsioni dal Regno Unito. Come spiega Alessandra Rizzo sulla Stampa, Cameron vuole sostanzialmente ridurre il numero di stranieri sull’Isola. E la strategia è semplice: renderla meno appetibile per gli stranieri. Il suo obiettivo è quota 100mila:

Secondo l’ufficio nazionale di statistica nel 2014 l’immigrazione netta, cioè il saldo tra chi è entrato nel Paese e chi è partito, è di 318.000 persone. È il saldo più alto da un decennio a questa parte, ben lontano dalla soglia delle 100.000 unità promessa da Cameron.
In totale, sono arrivate 641.000 persone, di cui circa la metà dall’Unione Europea, e ne sono partite 323.000. È raddoppiato (46.000), il numero di romeni e bulgari che si sono trasferiti nel Paese l’anno scorso, quando sono cadute le restrizioni imposte da Londra sui lavoratori provenienti dai due Paesi più poveri dell’Unione europea. L’apertura delle frontiere aveva creato qualcosa di molto simile ad una crisi di panico.