Casaleggio ordina svolta europeista M5S. Lobby-web ci guadagna

Pubblicato il 9 Gennaio 2017 - 14:07 OLTRE 6 MESI FA
Casaleggio ordina svolta europeista M5S. Lobby-web ci guadagna

Casaleggio ordina svolta europeista M5S. Lobby-web ci guadagna

ROMA – Casaleggio ordina svolta europeista M5S. Lobby-web ci guadagna. Da oggi a mezzogiorno, ma le decisioni erano state già prese in separata sede, non è più un insulto chiamare “democratici” ed europeisti convinti i seguaci e i cittadini dei 5 Stelle. Almeno al Parlamento europeo di Strasburgo.

La votazione online indetta sul blog di Beppe Grillo dice infatti sì alla proposta di passaggio del M5S nel gruppo europeo Alde (Alliance of Liberals and Democrats of Europe), stracciando la vecchia collaborazione con gli euroscettici Ukip. Una inversione a U dal no Europa del gruppo di Nigel Farrage ai liberali ipereuropeisti, “quello sostenuto da Prodi e
da Monti”, può rilevare sarcastico Matteo Salvini.

Alla votazione, si legge sul blog, “hanno partecipato 40.654 iscritti certificati. Ha votato per il passaggio all’Alde il 78,5% dei votanti pari a 31.914 iscritti, 6.444 hanno votato per la permanenza nell’Efdd e 2.296 per confluire nei non iscritti”, ovvero nel gruppo Misto.

Milano ordina, la rete esegue. La proposta di accordo, cucinata a Milano nella sede della Casaleggio & Associati e impiattata a Strasburgo da Davide Borrelli, eurodeputato e braccio destro di Davide Casaleggio, ha suscitato più di un clamore nel movimento stesso, per una questione di democrazia interna soprattutto. Poi, diciamo circa 35mila votanti a spanne, la rete ha ratificato.

Lobby-web a Strasburgo. Per i “fuori dall’euro” resta la vana promessa di un referendum che non si può fare. Chi critica denuncia una scelta di mero opportunismo: più soldi (40mila euro a parlamentare di rimborsi, moltiplicati per 17, circa 700mila euro) e poltrone (presidenze commissioni ecc…). Altri, come Stefania Piras su Il Messaggero, invitano a guardare al “matrimonio d’interessi” con il gruppo guidato dall’esperto Guy Verhofstadt. Tradotto: il core business dell’azienda privata Casaleggio è ben presente al suo dominus, Davide, figlio ed erede di Gianroberto e al suo braccio destro.

Tra le sfide del Parlamento europeo del 2017 con cui neanche troppo velatamente Borrelli caldeggia il matrimonio con l’Alde c’è il mercato unico digitale e quindi tutta la legislazione che riguarda la Rete, l’e-commerce e l’editoria on line, core business dell’azienda che fa capo al figlio del fondatore del M5S, Davide Casaleggio. D’altronde era proprio Casaleggio jr che nel lontano 2011 in un’intervista al TG5, quando nel sottopancia compariva solo come esperto di e-commerce, esprimeva «grande preoccupazione degli operatori del settore» sulla normativa europea che avrebbe portato aumenti di costi a carico dei consumatori. (Stefania Piras, Il Messaggero)

Davide Casaleggio dominus incontrastato. Con il corollario non trascurabile per cui chi detiene le chiavi della gestione web del partito non partito gestisce anche organigrammi, nomine, promozioni, soldi… insomma l’intero funzionamento della macchina 5 Stelle. Come osserva Marco Canestrari, un insider della Casaleggio oggi pentito (con Nicola Biondo è l’autore di Supernova, un viaggio non encomiastico nel movimento).

Al Movimento piace far apparire Davide Casaleggio come un tecnico che si occupa solo del portale. E’ falso: chi gestisce i dati della piattaforma Rousseau, e Davide è presidente dell’omonima associazione da lui fondata, ha a disposizione un patrimonio di informazioni preziosissimo e unico. Questo gli consente di avere un potere contrattuale che nessun altro, nel Movimento, ha né avrà mai. Nemmeno Grillo […] Grillo ci mette la faccia e la popolarità, ma è evidente che non elabora le strategie. Al massimo approva quelle elaborate a Milano. (Giovanni Bucchi, Formiche.it)