Catalogna, Puigdemont verso dichiarazione indipendenza: rischia 25 anni di carcere

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Ottobre 2017 - 20:54 OLTRE 6 MESI FA
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Catalogna, Puigdemont verso dichiarazione indipendenza: rischia 25 anni di carcere

BARCELLONA – Catalogna, Puigdemont verso dichiarazione indipendenza: rischia 25 anni di carcere. Alle 18 di martedì 10 ottobre Carle Puigdemont, presidente della Catalogna, potrebbe dichiarare l’indipendenza dopo i risultati del referendum del 1° ottobre. Il premier spagnolo Mariano Rajoy lo ha diffidato dal proclamare l’indipendenza, una mossa che farebbe scattare la dura reazione dello Stato. Rajoy può usare l’art.155 della Costituzione per sospendere l’autonomia catalana, destituire Puigdemont, sciogliere il parlamento e convocare elezioni anticipate, dichiarare lo stato d’emergenza.

Madrid prosegue sulla linea dura e il rischio, per Puidgemont, è quello di  seguire le orme di Lluis Companys che nel 1934 proclamò una effimera “repubblica catalana”, che durò appena 11 ore e costò al suo predecessore una condanna a 30 anni. Intanto Rajoy ha annunciato che contro la proclamazione “farà tutto quello che serve”, scrive Repubblica:

“Un dirigente del Pp, il partito del premier, scivola tra i moniti e gli avvertimenti a Puigdemont: “Deve parlare con il suo avvocato: noi impediremo l’indipendenza con tutte le misure necessarie, senza rinunciare a nessuno strumento della Costituzione nè del Codice penale”, ha scandito il vicesegretario alla Comunicazione del Partito Popolare spagnolo, Pablo Casado, al termine di una riunione col primo ministro Rajoy. Casado ha poi sottolineato che il Codice penale spagnolo stabilisce in questi casi pene dai “15 anni per sedizione ai 25 anni per ribellione”.

E dice anche di più. L’esponente del partito di governo ha aggiunto che Puigdemont rischia di “finire come Companys”, il presidente della Generalità catalana che nell’ottobre del 1934 proclamò l’indipendenza e fu arrestato per ordine dell’allora presidente della Repubblica, Niceto Alcalà Zamora. Venne poi fucilato dai franchisti dopo essere fuggito in Francia, arrestato dai nazisti nel 1940 e riconsegnato alla vendicativa Spagna del ‘Generalissimo’”.

La situazione in Catalogna è stata l’oggetto dell’incontro della sera del 9 ottobre tra il ministro degli Esteri spagnolo, Alfonso Dastis Quecedo, e il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland. Durante lo scambio “dettagliato e approfondito” Jagland ha “enfatizzato l’importanza dell’unità territoriale della Spagna”, afferma il suo portavoce.

Il segretario generale ha inoltre evidenziato che il dialogo interno deve essere fondato sullo stato di diritto e i principi costituzionali, esprimendo anche la speranza che “dando tempo al dialogo sarà possibile trovare una soluzione”. Infine Jagland ha sostenuto che il ministro ha assicurato l’intenzione della Spagna di condurre un’inchiesta “sugli scontri con la polizia in Catalogna”. Una richiesta in tal senso era contenuta nella lettera, resa pubblica oggi, che il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, ha inviato lo scorso 4 ottobre al ministro degli interni, Juan Ignazio Zoido Alvarez.