Chris Huhne, ex ministro rischia carcere per punti della patente. In Inghilterra…

Pubblicato il 5 Febbraio 2013 - 12:01| Aggiornato il 30 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

LONDRA – Chris Huhne, ex ministro inglese dell’Energia, si era dimesso per dei punti sulla patente. Ora Chris Huhne rischia il carcere per i punti della patente. Perché, multato per eccesso di velocità, aveva mentito dicendo che alla guida c’era la moglie, così da far togliere a lei i punti sulla patente. Scoperto quello che in Inghilterra è uno scandalo e in Italia è quasi la norma, Chris Huhne si è dimesso e ora rischia anche la galera. Ve lo immaginate se fosse successo in Italia? Probabilmente il commento più frequente alla vicenda sarebbe: per così poco?

In Inghilterra chi infrange la legge, è ancora un fuorilegge. Non un “furbetto”, né uno che lo fa “per convenienza”. L’equazione è semplice e ha un sapore democratico che a noi sembra ormai retrò, almeno a leggere le cronache: chi sbaglia, paga. Invece qui, chi sbaglia, paga fino a un certo punto o non paga. E comunque trova schiere di difensori pronte a giustificarne i comportamenti fuori legge. Oppure trova chi depenalizza i reati (vedi alla voce “falso in bilancio”).

La vicenda di Huhne è esemplare: alla guida della sua auto, sfonda il limite di velocità. Oltre alla multa, costa 3 punti sulla patente. Ma lui di punti ne ha già pochi, dunque convince la moglie a confessare un’infrazione mai commessa: “Sono stata io”. La cosa puzza agli investigatori, che proseguono le indagini, fino alla rivelazione: alla guida c’era lui. Lui nega, ma intanto si dimette da ministro (resiste però sulla poltrona di parlamentare, questo è un po’ più”italiano”). Poi, all’improvviso, confessa: “Sì, ero io”. E ora rischia il carcere.

Sembra incredibile, ma forse solo a noi italiani. La stampa inglese e quella americana hanno preso molto sul serio la faccenda. In fin dei conti, Huhne aveva mentito: mentito ai giudici, mentito ai suoi concittadini. Un’onta che va condannata, nel Paese che ha inventato la Magna Charta.

Per dimettersi, in Italia, non bastano inchieste su corruzione, concussione, associazione mafiosa. E se uno evade, “è colpa delle tasse troppo alte“. Qui non c’entra la presunzione di innocenza, qui c’entra che gli amministratori della “cosa pubblica” non dovrebbero avere nemmeno un’ombra che li sfiori. In Inghilterra, basta la patente.