Colonia, sindaca a donne: braccio di distanza da stranieri

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Gennaio 2016 - 10:58 OLTRE 6 MESI FA
Colonia, sindaca a donne: un braccio di distanza dai maschi

Colonia, sindaca a donne: un braccio di distanza dai maschi

COLONIA – Non bastava lo choc degli abusi e delle aggressioni di massa da parte di qualche centinaia di stranieri di origine araba e nord-africana contro le donne (in quanto tali) la notte di Capodanno in una delle città più importanti della Germania. I consigli del sindaco di Colonia Henriette Reker alle sue concittadine (“State a un braccio di distanza dagli sconosciuti”) suonano come un ulteriore autogol, sembrano disporre ad una sorta di resa di fronte alla violenza ispirata da codici di maschilismo tribale.

Una doppia sconfitta. Per la Germania che un’altra donna, Angela Merkel, ha messo coraggiosamente all’avanguardia sul piano delle politiche dell’integrazione (e chi sarebbero poi gli sconosciuti se non le torme di maschi neri soli?). Per le donne, che, in qualche modo (per nulla originale), si vedono mettere sul banco degli imputati per le violenze subite. Ancor più grave, lo scivolone della sindaca, perché finora s’era guadagnata sul campo la reputazione di “santa laica” tedesca, quando un pazzo xenofobo l’aveva pugnalata per le sue posizioni filo-accoglienza immigrati.

Il “codice di comportamento” della sindaca. Henriette Reker ha raccomandato alle donne di “tenere dagli estranei una distanza equivalente alla lunghezza di un braccio” nei luoghi pubblici, di non isolarsi dal proprio gruppo, di chiedere aiuto a un passante o di chiamare la polizia. I consigli saranno pubblicati online anche in previsione delle manifestazioni di piazza previste per il carnevale a febbraio.

Civiltà o integrazione? Reker, oltre al danno inferto alle donne, con la sua sortita rischia di pregiudicare in partenza la possibilità di conciliare diritti (conquiste del nostro sistema sociale e culturale) e integrazione (emergenza attuale che interpella i doveri dell’accoglienza). Lo spiega bene Massimo Gramellini nella sua rubrica quotidiana su La Stampa.

Da qualche tempo in Occidente le consuetudini tribali hanno ceduto il passo all’imperio della legge. È una conquista ancora instabile ma certamente non piccola e sarebbe indecoroso rinunciarvi per quieto vivere travestito da malriposto dovere di ospitalità. Non si può fare arretrare la civiltà per fare avanzare l’integrazione. (Massimo Gramellini, La Stampa).