Consiglio Ue, piano “sòla” Juncker da giugno e ok fondi extra a rate

di redazione Blitz
Pubblicato il 18 Dicembre 2014 - 23:29| Aggiornato il 19 Dicembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Consiglio Ue, piano Juncker da giugno e ok fondi extra a rate

Jean Claude Juncker con Matteo Renzi

BRUXELLES – Via libera da giugno 2015 al piano Juncker, da tutti riconosciuto come una sola, ma accolto, da quasi tutti, incluso Matteo Renzi, come un toccasana per ragioni di realpolitik. Ok anche al pagamento rateizzato delle quote aggiuntive di contributo al bilancio comunitario derivanti dalle nuove modalità di calcolo del Pil. Queste le conclusioni del Consiglio europeo del 18 dicembre, l’ultimo dei sei mesi di presidenza italiana.

Un semestre più di lotta che di governo per Matteo Renzi, conclusosi con un’attestazione di fiducia da parte del presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, che poco prima del vertice, in un’interista a SkyTg24 ha detto:

“Quello che abbiamo fatto per Francia e Italia, dando più tempo visto le difficoltà a sistemare le cose nelle scadenze previste, è un segno di fiducia e quando un governo mi scrive che farà delle riforme strutturali io gli credo. Quindi sì, ho fiducia nel governo Renzi

In questo semestre la Ue ha cambiato testa e la Commissione ha stabilito un triangolo tra consolidamento dei conti, riforme e investimenti quindi vedo con piacere l’azione del governo Renzi che ha cambiato le cose in Italia e contribuito a cambiarle in Ue, ma non si può cambiare tutto in soli sei mesi”.

Il piano della crescita che porta il suo nome, è volto a creare un nuovo fondo per gli investimenti strategici (Efsi) con lo scopo di mobilitare 315 miliardi di euro nel 2015-2017, e destinato, almeno nelle intenzioni, a colmare il vuoto di investimenti ereditato dagli anni di crisi. Sarà varato entro giugno.

Nelle conclusioni del summit si legge che:

“La Commissione presenterà una proposta che il Consiglio è chiamato ad approvare entro giugno, in modo che i nuovi investimenti del piano Juncker possano essere attivati al più presto a metà 2015. La Banca europea degli investimenti è invitata a cominciare le attività utilizzando i suoi fondi da gennaio 2015”.

L’escamotage di “flessibilità” trovato è il seguente: “Se a causa dei contributi al piano di investimenti un Paese violerà i vincoli del Patto di stabilità, questi non saranno presi in considerazione”. A spiegarlo è stato lo stesso Juncker al termine del vertice.

I dettagli sulla governance del nuovo fondo saranno forniti da Juncker al Consiglio straordinario convocato sull’argomento per i prossimi 12 e 13 febbraio, ha detto a margine del summit il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi.

A giugno è previsto altresì il rapporto dei quattro presidenti (Juncker, Draghi, Tusk e Dijsselbloem) su un “coordinamento più stretto delle politiche economiche” della zona euro. “I presidenti riporteranno al più tardi nel vertice di giugno”, scrivono i leader. Inizialmente il rapporto, che fissa i principi su cui si costruirà il futuro funzionamento dell’Eurozona, era previsto per questo dicembre.

Per quanto riguarda i contributi al bilancio, invece, il Consiglio ha stabilito che le quote aggiuntive scattate con l’inclusione nel Pil del fatturato del malaffare e di alcune variazioni statistiche, potranno essere versate in più tranche. Autorizzazione che mette fine allo scontro che aveva animato lo scorso vertice europeo, quando i capi di governo di Italia e Regno Unito, Matteo Renzi e David Cameron, avevano duramente criticato la “burocrazia” europea.

Il Regno Unito dovrà versare alle casse comunitarie 2,1 miliardi di euro, mentre l’Italia 400 milioni. Con loro sono autorizzate alla rateizzazione anche Bulgaria, Cipro, Francia, Malta e Slovacchia.

Al termine del vertice il premier italiano, Matteo Renzi, sintetizza così il documento approvato:

“E’ un documento di compromesso ma per la prima volta c’è la parola flessibilità. C’ era chi voleva cancellare il riferimento alla considerazione favorevole ai fini del patto dei contributi al fondo comune. Io lo considero un fatto positivo: per la prima volta si dice che gli investimenti che hanno un senso di futuro dall’Europa sono scomputati dal patto. E’ un piccolo passo avanti per l’Italia e un grande passo avanti per l’Europa”.

Renzi poi ci ha tenuto a precisare che

“L’esame sarà nel 2018 quando torneremo alle elezioni, con la cadenza di tutti i paesi normali”, specificando che “siamo sempre sotto esame, e credo che gli esami per i politici siano gli esami più belli”.

Poi una sviolinata:

“Per loro è la prima conferenza stampa, per me è l’ultima e sarò qui solo per i prossimi 5 minuti, la prossima presidenza sarà nel 2028-29. Per l’Italia è importante la stabilità, non ci sarò io fino al 2029… per il mio paese però potrebbe essere grande novità”.

E Juncker che ha ribadito “piena fiducia” nei suoi confronti replica: “Sicuramente ci sarai ancora nel 2029, io no, tu si, sei bravo”.

A interrompere l’idillio tra i due è stata la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ci ha tenuto a precisare:

“I contributi nazionali al fondo previsto dal piano Juncker di investimenti devono avvenire nell’ambito delle regole del Patto di stabilità, con la flessibilità prevista”.