Crocefisso in aula: Corte di Strasburgo dice no

Pubblicato il 3 Novembre 2009 - 11:33 OLTRE 6 MESI FA

crocifissoLa presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce “una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione alla “libertà di religione degli alunni”. È quanto ha stabilito oggi, martedì 3 novembre, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo nella sentenza su un ricorso presentato da una cittadina italiana.

Le reazioni alla sentenza non si sono fatte attendere, in primis quelle sdegnate della maggioranza. Il giudice Nicola Lettieri, che difende l’Italia davanti alla Corte di Strasburgo, ha infatti annunciato che sarà presentato ricorso contro la decisione dell’organo giudiziario europeo. Il Vaticano, per bocca del portavoce della Santa Sede, padre Raffaele Lombarid, ha invece detto di voler leggere le motivazioni della sentenza prima di esprimere il proprio parere.

Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all’istituto statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule.

A nulla, in precedenza, erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione ed il governo italiano dovrà pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza, rende noto l’ufficio stampa della Corte, è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.

Il Tar del Veneto e il Consiglio di Stato, che avevano respinto i ricorsi della signora Lautsi rispettivamente il 17 marzo 2005 e il 13 febbraio 2006. La Corte costituzionale italiana, investita del caso, si era invece dichiarata incompetente il 15 dicembre 2004, considerando che le disposizioni oggetto della controversia legale erano di ordine regolamentare e non legislativo.

Davanti alla Corte costituizionale, il governo aveva sostenuto che la presenza del crocifisso nelle scuole era naturale, trattandosi non solo di un simbolo religioso, ma anche di un simbolo dello Stato italiano, essendo la ’bandierà della sola Chiesa nominata nella Costituzione.

Il Tar del Veneto, da parte sua, aveva giudicato il crocifisso simbolo della storia e della cultura italiana, e di conseguenza dell’identità italiana, spingendosi a definirlo anche simbolo dei princìpi di uguaglianza, libertà e tolleranza, nonché della laicità dello Stato. Anche il Consiglio di Stato aveva poi argomentato che la croce è diventata uno dei valori laici della Costituzione italiana, e rappresenta i valori della vita civile.

Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmin è scettica sulla decisione della Corte di Strasburgo: «La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione».

Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, pur mantenendo prudenza, si augura che la sentenza «non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana».

Ben più dura la reazione del leghista Luca Zaia, che ha parlato di sentenza «vergognosa». «Non posso che schierarmi con tutti coloro, credenti e non, religiosi e non, cristiani e non, che si sentono offesi da una sentenza astratta e fintamente democratica», afferma il ministro delle Politiche Agricole.

«Chi offende i sentimenti dei popoli europei nati dal cristianesimo è senza dubbio la Corte di Strasburgo – prosegue Zaia – Senza identità non ci sono popoli, e senza cristianesimo non ci sarebbe l’Europa».

Anche il segretario del Pd Pierluigi Bersani usa toni pacati: «Penso che su questioni delicate come questa qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto. Io penso che un’antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno».

Indignato anche il leader dell’Udc Pierferdinando Casini: «La scelta della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di bocciare la presenza del crocifisso nelle scuole è la prima conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione Europea».

Secondo i presidi la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo non può avere seguito in Italia, come spiega il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado: «Le singole scuole si devono attenere alla norma del Concordato tra Stato e Chiesa» che prevede appunto i crocifissi nelle aule, «norma concordataria oltretutto ripresa dalla Costituzione».