Erdogan a Berlino da Merkel: ce la farà Ankara a entrare nella Ue entro il 2023?

Pubblicato il 2 Novembre 2012 - 14:27 OLTRE 6 MESI FA
Recep Erdogan e Angela Merkel a Berlino

BERLINO – Turchia e Germania non possono nascondere le tensioni diplomatiche fra i due paesi nonostante la facciata di collaborazione e progredita integrazione che ufficialmente ha segnato la visita di Erdogan a Berlino e l’incontro con Angela Merkel. La quale, ha solo potuto alzare gli occhi al cielo e mordersi le labbra per non replicare, indirizzare il colloquio a conclusione e mettersi in posa per le foto di rito (è la cronaca di Der Spiegel versione inglese) quando nella conferenza stampa congiunta il primo ministro turco criticava come un errore l’aver concesso a Cipro Sud (la porzione greca) di entrare nell’Unione Europea.

Lo aveva già detto in pubblico, mai alla presenza del cancelliere tedesco. In gioco però c’è il futuro delle relazioni tra Turchia e Unione Europea. Riuscirà a diventare membro entro il 2023? Merkel può assicurare solo una discussione “onesta”, come dire che la strada è ancora lunga e accidentata. Erdogan non mostra i muscoli ma affila la lingua: “Non ci faranno attendere tanto tempo, non ci credo: in quel caso la UE perderà, o al limite perderà la Turchia”.

I tre milioni di turchi in Germania relegano la questione da complessiva e strategicamente rilevantissima, a trattativa bilaterale. I nodi sono l’integrazione di quella massa imponente di immigrati e i controlli tedeschi sui rifornimenti, specie finanziari, al partito curdo bandito Pkk. Erdogan accusa le autorità tedesche di chiudere un occhi se se non entrambi sul Pkk. Non è vero risponde Merkel che però deve mostrarsi accomodante anche (al momento soprattutto) per l’esposizione cui è costretta Ankara rispetto al conflitto interno in Siria. La Turchia chiede aiuti, esige che l’Europa faccia di più, a cominciare dal problema degli oltre 100 mila profughi siriani. Esige, anche, un maggior impegno nel sostenere i ribelli e archiviare al più presto il regime di Assad. Merkel, oltre a un generico segno di solidarietà, può solo riconoscere il “vero fardello” accollato dalla Turchia e appoggiare maggior sostegno da parte della Nato.

Sullo sfondo, però, resta il ruolo che si è assunta la  Turchia che, da avamposto islamico in Europa, vuole giocare una doppia partita rafforzando la sua posizione di potenza regionale e mostrare quanto sia decisiva la sua influenza come ponte verso il mondo arabo.