Monti: “Sì alla Tobin Tax ma l’Ue faccia calare lo spread”

Pubblicato il 27 Giugno 2012 - 20:20 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Sì alla Tobin Tax soltanto se l’Unione Europea farà di più sullo spread. Serve una maggiore cooperazione sui mercati del debito”: lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti.

Il premier ha precisato che sosterrà la tassa sulle transazioni finanziarie caldeggiata dai maggiori Paesi Ue solo se si potranno usare i Fondi salva Stato per calmierare i mercati.

Ha detto Monti: ”L’Italia che ha fatto un passo importante dichiarando di non esser più ostile alla tassazione delle transazioni finanziarie di fronte alla richiesta di procedere eventualmente ad una cooperazione rafforzata, cioè non a 27, ma per esempio per la zona euro, potrebbe prendere in considerazione questa richiesta ma aderirebbe solo se anche per altri aspetti, come la politica finanziaria di gestione del mercato dei titoli sovrani, ci fosse una cooperazione rafforzata e quindi ci si muovesse ad un livello di cooperazione maggiore”. Alla domanda se questo sia un sostanziale veto, il presidente del Consiglio non ha voluto rispondere.

Monti ha anche detto che sia convincere i mercati sia convincere la Germania sullo scudo anti spread sono ”Entrambe sfide impegnative. Ma ci piacciono le sfide e tutti in Europa fanno del loro meglio quando son in una sfida”, ha aggiunto.

In Parlamento. Alla vigilia del vertice europeo del 28 e 29 giugno la Camera ha approvato, con voti bipartisan tutte le mozionisulla politica europea dell’Italia in vista del Consiglio europeo di Bruxelles. Respinta invece la mozione della Lega sul Fiscal compact.

L’Assemblea ha approvato, con l’astensione di Idv e Lega, la mozione del PdL e quella di Pt. La mozione dell’Idv è passata con la sola astensione della Lega. La mozione del Carroccio ha registrato il no di tutti i gruppi e l’astensione dell’Idv. La mozione di Pd, Udc, Fli, Api e Ld ha registrato la sola astensione della Lega.

In base ai testi approvati, il governo è impegnato, tra l’altro a ”creare un’unione bancaria dell’area euro, che preveda un fondo europeo di garanzia sui depositi bancari, un sistema centralizzato di sorveglianza sugli istituti di credito, una regolamentazione uniforme dei fallimenti bancari, l’istituzione di un’agenzia europea di rating del credito”.

Il governo è poi impegnato ad ”attivare con effetto immediato i project bond europei e delineare criteri condivisi perché anche eurobond e stability bond siano attivati in tempi certi, nell’ambito di un’unione economica dell’area euro; a sostenere un dibattito politico europeo non formale sul cantiere istituzionale verso un’unione politica dell’area euro, cui gli Stati membri non dovrebbero più opporre obiezioni pregiudiziali, includendo, tra gli altri, il tema cruciale dell’unione fiscale e dei relativi meccanismi di controllo sovranazionale delle politiche di bilancio”.

C’è poi l’impegno a ”favorire, attraverso opportune modifiche dei trattati, un processo riformatore volto ad attribuire alla Banca centrale europea un nuovo mandato che preveda il ruolo di prestatore di ultima istanza; a garantire l’accesso al credito da parte delle imprese, anche attraverso un adeguato monitoraggio dei flussi di credito erogati dalla Banca centrale europea ad istituti bancari nazionali, preservandone la prioritaria destinazione ad alimentare le capacità di credito del settore bancario verso la produzione e l’economia reale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese; ad insistere nel sostegno a criteri europei per lo scorporo strutturale di alcune categorie di investimento, di riconosciuto interesse comune, dal computo del deficit dei Paesi membri; a proseguire nell’istituzione di un fondo speciale comunitario, già approvato dal Parlamento europeo, che assume i debiti dei Paesi che eccedono il limite del 60% del Pil, fissato dal fiscal compact, e che emette obbligazioni a tassi di interesse ridotti con la garanzia di tutti gli Stati membri entro limiti temporali determinati; i) definire tempi certi per il completamento del mercato interno, aumentando competitività ed introducendo flessibilità nel mercato del lavoro secondo i principi europei”

Infine, l’impegno a ”proporre, secondo la tradizione europeistica italiana, una più forte prospettiva di Europa solidale che, accanto alla capacità di governo politico, sia pronta a reagire con effetto immediato ad attacchi diretti ad uno o più degli Stati membri, compresi gli attacchi speculativi e finanziari, al pari di quelli ambientali o terroristici, e stabilire, quindi, interpretando in tal senso, con l’impulso dell’Italia, il Trattato di Lisbona, una clausola europea di solidarietà di fronte alle minacce ed agli attacchi, cosi’ da mostrare ai cittadini la funzione di protezione europea come ulteriore e concreto effetto positivo dell’appartenenza alla casa comune”.