Monti e Merkel: “Insieme per superare la crisi, Italia non chiederà aiuti”

Pubblicato il 4 Luglio 2012 - 17:09 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti e Angela Merkel

ROMA – L’ultima volta che si sono visti c’erano al tavolo tutti i leader europei ed è stata lei a cedere. Ora a poco meno di una settimana dal vertice Ue che ha deciso l’ok allo scudo anti-spread Mario Monti e Angela Merkel si sono trovati di nuovo faccia a faccia.

Un paio d’ore di colloquio e poi i due si sono presentati davanti ai microfoni cercando di puntare sulle posizioni condivise, dalla questione della sovranità fino all’accento forte su risanamento e crescita. A parlare per primo è stato Monti: “L’intesa con la Germania è ottima” l’esordio del premier italiano che quindi ha subito puntato su alcuni dei temi dell’incontro.  “Italia e Germania – ha spiegato il premier – sono i Paesi più disposti ad una condivisione di sovranità” in ambito europeo ”se questo vuol dire avere strumenti di politica economica più efficaci”.

Quindi il capitolo rigore e crescita. Monti ha confermato ad “Angela Merkel la determinazione del governo italiano, che conosce e credo apprezzi, a proseguire sulla strada del risanamento di bilancio” e ”in prospettiva” della crescita. Rigore che secondo Monti, consentirà all’Italia di non servirsi dello scudo anti-spread. Nelle intenzioni del premier, quindi, lo scudo serviva come calmiere dei mercati ma l’Italia “non presenterà domanda”. ‘C’e’ soprattutto un modo in cui l’Italia si sta sforzando di contribuire” alla stabilità: mettere sotto controllo il disavanzo, infatti avra’ nel 2012 un disavanzo del 2% del pil, meta’ di quello medio Ue. E l’anno prossimo avrà un avanzo in termini strutturali.

Perché lo scudo, allora? La spiegazione di Monti è semplice: ”Bisognava evitare che livelli molto alti dello spread scoraggiassero alcuni Paesi a perseguire in modo risoluto le politiche economiche intraprese. Questo spiega perche’ l’Italia ha chiesto queste misure e perche’ l’Italia non fa domanda di aiuto: perché non si trova nelle condizioni in cui si trovavano Grecia e Portogallo”.

Segnali evidenti di disgelo anche dalla Merkel: ”Collaboriamo molto bene con Monti e il suo governo, abbiamo bisogno di tale intensità di scambio ed è necessario rafforzarla giorno per giorno”,  siamo tutti ”operosi e diligenti”. Il cancelliere tedesco ha detto che nell’incontro si è parlato di crescita quindi ha elogiato il governo italiano che “ha già intrapreso molteplici riforme in tempi rapidi, e ci ha annunciato che altre decisioni fondamentali stanno per arrivare”.

Prima dell’incontro. Il cancelliere tedesco è arrivato a Villa Madama poco prima delle 4 sfoggiando una tenuta estiva: pantalone bianco e camicia salmone.  Non esattamente una mimetica: eppure Merkel dopo il mezzo scacco di Bruxelles a Roma arriva per dare battaglia.

Tante le questioni in ballo. Perché anche se Monti cavallerescamente rifiuta la narrazione del vertice della scorsa settimana in termini di vittoria italiana e sconfitta tedesca rimane il dato che alla fine il via libera allo scudo-antispread c’è stato. E lo scudo lo volevano Italia e Spagna mentre non lo voleva la Germania. Monti, però, ha tenuto il punto e forte di una credibilità quasi inedita per un premier italiano negli ultimi anni ha potuto dire che no, senza un freno al differenziale, la firma italiana e quella spagnola al pacchetto crescita non sarebbero arrivate. Con conseguenze sui mercati che è stato bene, per ora, non sperimentare.

Facile quindi  immaginare che i due leader riprenderanno proprio da là, da quella intesa che in qualche modo ha “allontanato” Monti dalla Germania. Merkel ha capito che il rigore per Monti è filosofia come per la Germania è filosofia morale l’economia.

Così il primo obiettivo dei due leader è ripianare la distanza. Ha cominciato Monti che, il giorno prima dell’incontro, ha rilasciato un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, spiegando ciò che unisce Italia e Germania, ovvero l’essere a favore sì della crescita “ma non a scapito della disciplina di bilancio”. Sempre nell’intervista Monti suggerisce alla stampa quello che a suo giudizio avrebbe dovuto essere il titolo del dopo vertice: “Angela + Monti = un passo in avanti per una politica economica”. Non esattamente brillante, ma certamente più utile a entrambi i protagonisti.

Subito dopo c’è la questione cruciale, lo scudo antispread. Perché se è vero che il 28 giugno Monti ha rischiato di far saltare il banco e ha tenuto il punto fin quando è stato annunciato un accordo è altrettanto vero che, per ora, lo scudo è ancora una sorta di guscio vuoto. Un guscio che va riempito entro il 9 luglio, il giorno dell’Eurogruppo. Niente di meglio, quindi, di un incontro “ristretto” per saggiare le rispettive posizioni e tentare di presentarsi lunedì prossimo con qualcosa di più condiviso in mano.

Difficile, invece, che  si parli più di tanto eurobond. La Germania tutta e non solo la Merkel, non vuol sentirli neppure nominare. Se il cancelliere, prima del vertice del 28 aveva liquidato la questione con un “mai finché sono viva” (evidentemente si ritiene in grado di scongiurarli anche quando non sarà più primo ministro) è tutta la Germania che in materia fa muro. Anche il ministro degli Esteri Guido Westerwelle in materia è netto: “Mai obbligazioni comunitarie, neanche in un lontano futuro”. Insomma non è questione di regole da cambiare e Costituzione da riscrivere. E’ questione di veto. La Germania semplicemente non vuole.

Anche Monti, in termini di obbligazioni europee ostenta disinteresse. “Non li abbiamo mai chiesti e non ci servono”, la posizione del presidente del Consiglio. Posizione rafforzata dai numeri: “Come la Germania, siamo uno dei maggiori pagatori netti nel bilancio Ue e nei contributi degli Stati membri dell’Eurozona al Fondo salva stati”.  Così Monti, il “vincitore” che non vuole essere considerato tale, non vuole “stravincere” e soprattutto non vuole indispettire i tedeschi.

Infine c’è la questione Olanda e Finlandia. Sono i due paesi più “tedeschi” della Germania, hanno e gelosamente custodiscono un rating AAA, e più dei tedeschi puntano sul rigore ancora prima della crescita. Il rischio è che Olanda e Finlandia si impuntino e mettano il veto al provvedimento anti-spread. Veto che a questo punto sarebbe un disastro. Dato che Olanda e Finlandia seguono la Germania è la Germania che va convinta. Monti lo sa e sa che bisogna parlare a nuora tedesca perché suocere finlandesi e olandesi intendano.