Spagna, no della Corte suprema al nuovo partito basco Sortu

Pubblicato il 24 Marzo 2011 - 00:01 OLTRE 6 MESI FA

José Luis Zapatero

MADRID – La Corte suprema spagnola ha annunciatodi avere respinto la richiesta di iscrizione per le prossime elezioni amministrative e regionali del 25 maggio del nuovo partito della sinistra indipendentista basco Sortu. La formazione politica è accusata di essere l’erede di Batasuna, il ”braccio politico” dell’Eta, dichiarato illegale sette anni fa.

Il governo spagnolo del premier socialista, Jose’ Luis Zapatero, aveva chiesto alla corte di bocciare la richiesta di legalizzazione del nuovo partito della sinistra ”abertzale” (indipendentista radicale) basca, accusandolo di essere un ”prolungamento” di Batasuna. Questo nonostante il nuovo partito prevedesse nel suo statuto il rifiuto della violenza, ”anche quella dell’Eta, se si produrrà”. Alcune decine di migliaia di persone avevano manifestato il mese scorso a Bilbao in favore della legalizzazione del nuovo partito.

La Corte suprema spagnola ha accettato la tesi del governo e della procura dello Stato, ritenendo che ”l’allontanamento tattico dalla violenza” espresso dal nuovo movimento politico – con un rifiuto del terrorismo – sarebbe ”cosmetico, retorico e strumentale”.

I rapporti consegnati dalla polizia di Madrid ai giudici della Corte suprema sostengono che Sortu corrisponderebbe a ”un progetto” dietro al quale c’è l’Eta. Il gruppo armato basco ha dichiarato in gennaio una tregua ”unilaterale” e ”permanente”, e secondo il ministero degli interni di Madrid tenterebbe di partecipare con un movimento che le sarebbe vicino alle elezioni amministrative di maggio.

Nei giorni scorsi la chiusura del governo di Madrid al nuovo partito ha causato tensioni fra i socialisti baschi e il Psoe del premier Zapatero. Il presidente del partito basco Jesus Eguiguren ha fra l’altro accusato il premier di ”mancare di coraggio” nel rifiutare la legalizzazione di Sortu, nella prospettiva di una soluzione ‘alla nord-irlandese’ della crisi basca e di una possibile rinuncia definitiva alla lotta armata da parte dell’Eta.