Allattare in Parlamento: le deputate contro il divieto di portare bebè in Aula

di redazione Blitz
Pubblicato il 9 Luglio 2014 - 09:31 OLTRE 6 MESI FA
Licia Ronzulli, europarlamentare, nel 2010 in Aula a Strasburgo con la figlia neonata (Lapresse)

Licia Ronzulli, europarlamentare, nel 2010 in Aula a Strasburgo con la figlia neonata (Lapresse)

ROMA – Allattare alla Camera o al Senato, portare neonati durante dibattiti e votazioni. Questo chiedono le parlamentari italiane, o almeno alcune che vorrebbero cancellare il divieto di portare bambini all’interno del Parlamento. Al parlamento europeo e in alcuni paesi del Nord Europa, le mamme-onorevoli possono portare i neonati con loro in Aula. Alcune parlamentari italiane vorrebbero fare la stessa cosa. E non solo: le mamme vorrebbero uno spazio attrezzato, come un asilo o una ludoteca, dove lasciare i bambini affidandoli alle baby sitter o ai nonni, per esempio.

 «Abbiamo esteso il concetto di “missione” alle deputate in maternità — spiega Valeria Valente, presidente del Comitato Pari Opportunità della Camera — per consentire loro di non risultare assenti durante i cinque mesi che la legge italiana prevede per tutte le lavoratrici. Diversi sono i problemi delle dipendenti della Camera, 675 su 1442, di cui il nostro comitato si occupa: a loro serve un asilo o almeno una ludoteca in grado di accogliere i figli almeno durante le vacanze, un progetto più ambizioso. Ma nulla vieta che le deputate possano usufruire dei servizi per le dipendenti, o viceversa. Presenteremo un progetto nel nostro piano di azione triennale, tra pochi giorni».

Marina Sereni, vicepresidente della Camera, spiega:

«Non investiremo risorse permanenti della Camera in servizi per le deputate-madri ma ci impegneremo per individuare spazi da attrezzare dove i bambini possano essere accuditi da una persona di fiducia della parlamentare (marito, nonna, babysitter, ndr .) che potrà incontrarli nelle pause dei lavori. Pensiamo soprattutto a chi non vive a Roma, e dunque deve dividersi tra famiglia e impegni parlamentari».