A chi le baby pensioni? Due su tre sono “padane”

di Lucio Fero
Pubblicato il 22 Agosto 2011 - 13:10| Aggiornato il 23 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Mezzo milione e passa, per l’esattezza 535. 752. Ma dove sono, dove abitano in grande maggioranza i pensionati-baby, cioè quelli che lo Stato di “Roma Ladrona” ha mandato in pensione quando avevano lavorato per 14 anni, sei mesi e un giorno se erano donne e addirittura 19 anni, sei mesi e un giorno se erano maschi? La risposta è secca: “In Padania”. Del mezzo milione e passa, il 65% per cento è al Nord, anzi proprio in “Padania” per l’esattezza: 110.497 in Lombardia. Seguono nella classifica delle Regioni a più alta incidenza di baby pensionati il Veneto, l’Emilia Romagna e il Piemonte. Dei nove miliardi e mezzo di costo di queste pensioni sei miliardi abbondanti finiscono appunto in “Padania”.

Correva l’anno 1973 quando i governi di manica larga dell’allora pentapartito, il democristiano Mariano Rumor presidente del Consiglio, regalavano a centinaia di migliaia di dipendenti pubblici la possibilità di intascare pensione per 30/40 anni di vita dopo averne lavorato neanche venti. Corre l’anno 2011 quando il partito “padano” di Umberto Bossi strenuamente difende le pensioni “così come stanno”: c’è una evidente coerenza, la destinazione finale delle pensioni baby spiega molto. In più, qualche curiosità marginale, qualche scherzo del caso: una delle tante pensioni baby è intestata a Manuela Marrone che in pensione ci è andata quando aveva 39 anni: 766 euro al mese da allora e per tutta la vita. La signora Marrone è anche la moglie di Umberto Bossi. Un caso, davvero solo un caso, però qualche volta il caso “ci prende”. Un altro pensionato baby che non ti aspetti? Antonio Di Pietro: è andato in pensione a 44 anni: 2644 euro al mese, lordi però.