Bagnasco a politica: “Stop populismi dannosi e irresponsabili. O sarà paralisi”

Pubblicato il 20 Maggio 2013 - 18:33 OLTRE 6 MESI FA
Bagnasco alla politica: "Basta populismi irresponsabili e dannosi. O sarà paralisi"

Bagnasco alla politica: “Basta populismi irresponsabili e dannosi. O sarà paralisi” (Foto Lapresse)

ROMA – “Basta populismi irresponsabili e contrasti ostinati. Il bene comune, che la buona politica deve avere come valore superiore, pretende la capacità di anteporre all’interesse personale o di parte il bene generale, cioè il bene del Paese”. Così il cardinale Angelo Bagnasco benedice le larghe intese, nella prolusione alla 65ma Assemblea Cei, apertasi lunedì sera in Vaticano. Il numero uno dei vescovi italiani per prima cosa ha lanciato il suo monito alla politica: “Agisca senza tattiche“. E sulla crisi afferma: “Disoccupazione e povertà avanzano, non si può tacere”.

Alle forze politiche Bagnasco chiede un superamento delle contraddizioni: “Quando la naturale logica del confronto e della dialettica sale nei toni e nelle parole, quando non arriva mai a conclusioni condivise ma si impunta avvolgendosi su se stessa, quando si cristallizza diventando costume, allora si rischia la patologia che paralizza il vivere sociale. È il segno triste e sconfortante di un modo di pensare vecchio e ripiegato, autoreferenziale e senza futuro”.

Non è uno scontro generazionale quello che si sta verificando: “Non è questione di anagrafe, ma di giovinezza dell’anima – osserva Bagnasco  – Ci si chiede a volte se contano di più la verità e il bene, oppure il pretendere di avere ragione, o meglio l’affermazione del proprio io e della propria immagine. Se così fosse, ci sarebbe da interrogarsi sulla propria consistenza interiore”.

Per Bagnasco i populismi sono irresponsabili: “Pensare alla gente, questa è l’unica cosa seria. Pensarci con grandissimo senso di responsabilità, senza populismi inconcludenti e dannosi, mettendo sul tavolo ognuno le migliori risorse di intelletto, di competenza e di cuore. Allora insieme è possibile. Non bisogna perdere l’opportunità, né disperdere il duro cammino fatto dagli italiani. L’ora è talmente urgente che qualunque intoppo o impuntatura, da qualunque parte provenga, resteranno scritti nella storia”.

Il capo dei vescovi ha poi lanciato un richiamo forte in difesa della famiglia. “Fino a quando potrà resistere senza politiche consistenti, incisive e immediate? Essa è un bene universale e demolirla è un crimine”. La famiglia, insiste Bagnasco “non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento”.

Bagnasco infine ha speso parole in difesa delle donne, sempre più spesso vittime di violenza: “La ricorrente violenza sulle donne a cui assistiamo con raccapriccio indica il deserto di quei valori spirituali e morali così spesso denigrati o derisi come merce vecchia da buttare in soffitta”, ha detto stigmatizzando la ”conclamata libertà individuale senza limiti e regole”.

Esiste un’Italia ”maggioritaria”, fatta ”di tanta gente semplice e umile che non ama schiamazzi e ribalte, che è dedita ai propri doveri quotidiani in famiglia, nella fedeltà agli affetti, a scuola e nel lavoro, nella comunità cristiana e nella società”. Una moltitudine ”sana, seria e generosa”, che ”ha il senso della vita reale non romanzata”. Costoro, dice il Bagnasco, ”fanno la gloria dell’Italia, e sono il nerbo portante del Paese, contenti di fare il proprio dovere con onestà e molto spesso con fede genuina”. ”Questo popolo – afferma il presidente della Cei -,l’Italia l’ha visto recentemente in una tragedia che ha colpito l’anima della Nazione proprio nel porto della mia Genova”. ”Il fatto è noto”, aggiunge, ”forse meno la dignità, la forza e la fede dei familiari delle vittime – militari e civili – di tanti giovani amici e colleghi, che mi hanno confidato parole e sentimenti, pensieri e propositi che sono frutto commovente di una fede essenziale e radicata”.

”A tutti loro – conclude il cardinale – va il nostro riverente pensiero, l’affettuosa ammirazione e la preghiera; così come la gratitudine di Genova va al Paese intero che ha mostrato solidarietà e vicinanza”.