Battaglia navale sulla Rai, ordine dell’Ammiraglio: “Affondare Ruffini”. Con un siluro chiamato Berlinguer. E scendere da Sky.

Pubblicato il 9 Luglio 2009 - 14:22| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Nella battaglia navale in corso sulla Rai l’ordine dell’Ammiraglio è chiaro e comprensibile: affondare Paolo Ruffini direttore della terza rete. Ordine chiaro, chiaramente trasmesso a politici e manager che stanno a vario titolo intorno al tabellone della “tombola” delle nuove nomine. Ordine comprensibile: l’unica cosa della Rai che c’è che disturba l’Ammiraglio sono quelle trasmissioni di rete, Report ma non solo, che l’Ammiragliato tutto reputa “offensive” della flotta, della bandiera, della Real Casa. Quel che è meno chiaro, al punto che neanche lo scaltro D’Alema lo aveva capito, è il “siluro” già messo nel tubo di lancio per affondare l’obiettivo. Un siluro di nome Bianca Berlinguer.

La manovra navale disegnata dall’Ammiragliato prevede un aggiramento, un’azione diversiva, una finta ritirata e poi l’accerchiamento in una sacca. L’aggiramento consiste nell’offrire a una delle tante litigiose famiglie del centro sinistra una sponda, un sostegno, porti amici e rifornimenti . Insomma la logistica per ottenere ciò che una delle “famiglie” vuole: la direzione del Tg3 non ad uno o una dell’altra “famiglia”. La “famiglia” favorita e contattata dall’Ammiragliato è quella di D’Alema e dintorni, l’altra “famiglia”, contro cui contrarre alleanza con la prima, è quella di Franceschini e dintorni. Quindi si dice alla prima famiglia: se volete alla direzione del Tg3 un vostro nome, noi siamo qua. Bianca Berlinguer, ottima idea. Ratifichiamo dunque. La Berlinguer era molto “veltroniana” fino all’altro ieri? Meglio ancora, doppia vittoria sulla “famiglia” ostile. È, appunto, una finta ritirata che prelude all’accerchiamento in una sacca del vero obiettivo: la direzione della terza rete. In brutale sintesi l’offerta è: vi diamo la Berlinguer direttore (un Tg “berlingueriano” non preoccupa anzi seduce l’Ammiragliato) e… E poi puntini sospensivi ma molto eloquenti.

In un primo momento D’Alema e dintorni ci stanno: una cara amica e un bel nome alla direzione del Tg3, la “famiglia” franceschin-veltroniana sconfitta come si conviene. Poi però qualcuno guarda dentro quei puntini sospensivi, diciamo che a D’Alema fanno leggere le clausole scritte in piccolo del “contratto”. E D’Alema e dintorni finalmente leggono che si cambia al Tg3 e anche a Rete3. Ruffini appunto affondato con la contro firma di D’Alema e dintorni. Forse Barbara Palombelli al posto di Ruffini, forse. L’importante è qualcuno al suo posto. D’Alema e dintorni finalmente leggono tutto il “contratto” e si fermano con la penna già in mano per la firma. Si fermano e fanno anzi sapere che la responsabilità diretta di affondare Ruffini con il siluro Berlinguer loro non se la prendono. Si ferma dunque anche la grande e brillante manovra dell’Ammiragliato in quel mare chiuso e stretto, piccolo e tempestoso che è la Rai dell’opposizione. Nuovo rinvio delle nomine a fine luglio, forse.

Non è l’unico ordine chiaro che l’Ammiraglio ha impartito, l’altro è secco e imperativo per tutti: la Rai deve scendere da Sky, dalla sua piattaforma satellitare. Con il telecomando di Sky presto non si deve più poter vedere i canali Rai e quelli Mediaset. Non tanto per affondare Sky che è difficile farlo solo così, ma certo per aprire a Sky una bella falla sotto chiglia. Per la bisogna non servono siluri, occorrono eroici aerei kamikaze che si schiantino sotto la linea di galleggiamento di Sky. In Rai ci sono, si trovano. Scendere dalla piattaforma Sky vuol dire per la Rai buttare Raisat, rinunciare ai soldi che finanziano le reti altre dalle prime tre generaliste, lasciare un’intera gamma di prodotti in un deserto di pubblicità. Senza Sky la Rai farà, andrà sul satellite su una edificanda piattaforma insieme con Mediaset. Mediaset che i soldi li ha per finanziare programmi, Mediaset a cui colpire Sky serve perchè Mediaset ricava molto e bene dal digitale a pagamento, l’area di concorrenza con i prodotti del satellitare Sky. Digitale a pagamento che la Rai non ha. Un calcolo interno, interno alla Rai e interno anche agli uomini del centro destra in Rai, collloca il ritorno finale dell’operazione a quota 4/5 punti di share in più per Mediaset. E per la Rai? Se va bene, niente. Ma l’ordine è chiaro: scendere e da Sky la Rai scenderà. Anche perchè l’opposizione in Consiglio di Amministrazione oppone una ben tenue resistenza: la “muraglia” è fatta solo di questo mattone, se lo vuole l’Ammiraglio noi diciamo, proviamo a dire di no. Cosa debba fare la Rai con il satellite e il digitale, l’opposizione non dice, anche perchè non sa.