Beppe Grillo, un “vaffa” ai cinesi e ai “sindacati da eliminare”

Pubblicato il 18 Gennaio 2013 - 19:03 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo (Ansa)

ROMA – Uno stato con le “palle” che faccia a meno dei “sindacati”. Lo tsunami di Beppe Grillo arriva in Puglia, a Brindisi. Ed è un diluvio di parole soprattutto contro i sindacati, “vecchi quanto i partiti” e quindi da “eliminare”.

“Voglio uno Stato con le palle – ha detto Grillo –  eliminiamo i sindacati che sono una struttura vecchia come i partiti. Le aziende devono essere di chi lavora”. Non ricorda il portavoce del Movimento a Cinque Stelle che l’idea di abolire i sindacati ce l’aveva già avuta qualcuno prima di lui. Benito Mussolini, animato dall’idea di una “Italia con le palle”  fece qualcosa di simile: istituì i sindacati fascisti, di fatto cancellò gli altri e con le leggi fascistissime del 25-26 cancellò il diritto con lo sciopero.

Grillo, poi, torna a ribadire la sua contrarietà alla guerra in Mali e a proporre un referendum: “Io voglio decidere attraverso un referendum per dire sì o no al Mali, è questa la via. Perché poi arrivano le ritorsioni e ci mettono a rischio di attentati”. ”Stiamo di nuovo entrando per missioni di pace in guerra – ha aggiunto il candidato premier dei Cinque Stelle – Siamo un impianto logistico per i francesi che bombardano il Mali. Noi abbiamo l’articolo 11 della Costituzione che ci impedisce di fare questa cosa”.

Ilva e “vaffa” ai cinesi.  Gli attacchi di Grillo, però, spaziano dall’Ilva alla Cina. Il bersaglio del suo comizio pugliese è Paolo Riva, uno cui l’Ilva “è stata regalata” e che ha approfittato del boom dell’acciaio per intascare 16 miliardi. Quindi Grillo spiega cosa fare: “Primo, si prende il signor Riva, si prendono 4 miliardi e si usano per pagare i danni alla salute, alle persone che ha fatto ammalare e all’ambiente”.

Quindi Grillo propone: “Proteggiamo il mercato interno. Non posiamo lasciare andar via tutto. Mettiamo un dazio ai cinesi, vaffanculo. È quello che fanno gli Stati Uniti. Si protegge l’economia interna. Voglio uno stato con le palle che dica basta”.