Berlusconi, no Senato a intercettazioni Olgettine. Caos Pd-M5s

di Danilo Meconio
Pubblicato il 20 Luglio 2016 - 13:27 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi, no Senato a intercettazioni Olgettine. Caos Pd-M5s

Berlusconi, no Senato a intercettazioni Olgettine. Caos Pd-M5s

ROMA – L’accusa nel processo “Ruby Ter” non potrà puntare sulle intercettazioni telefoniche tra Silvio Berlusconi e le Olgettine. L’Aula del Senato, con voto a scrutinio segreto, non ha infatti dato l’autorizzazione all’utilizzo di intercettazioni telefoniche di Silvio Berlusconi. Tra queste anche quelle relative alle chiamate tra l’ex premier e le cosiddette “Olgettine”.  I voti favorevoli sono stati 120, i contrari 130 e 8 gli astenuti. La giunta per le immunità parlamentari aveva chiesto il via libera all’autorizzazione. In Aula le proteste del Movimento 5 stelle che hanno spinto il presidente Grasso a sospendere la seduta.

Dopo il voto è immediatamente partito lo scambio di accuse incrociato tra senatori del Pd e quelli di M5s. I Dem, in sostanza, accusano M5s di aver utilizzato il voto segreto per non far passare il provvedimento e allinearsi così alle posizioni della destra in vista del Referendum. Una sorta di Prova generale.

Durissimo il senatore Pd Luciano Pizzetti: “Le manovre sporche dei Cinque stelle salvano Berlusconi con il voto segreto. Come la Lega salvò Craxi nel 1992. Parlano di moralità ma agiscono nell’ombra”.

Più sobrio nei toni ma altrettanto duro nei contenuti Luigi Zanda:

“Rispetto alla votazione nell’Aula del Senato sono certo che il gruppo del Pd ha votato compattamente a favore della decisione della giunta di concedere all’autorità giudiziaria l’uso delle intercettazioni di Silvio Berlusconi”. Così il Presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, commenta il voto dell’aula su Silvio Berlusconi. “Sono molto meno certo – prosegue – che, nel voto segreto, ci sia stato lo stesso comportamento da parte di gruppi che pur avevano espresso, nel dibattito d’aula, la stessa posizione. Siamo di fronte ad un episodio analogo a quello del 1993 quando la Lega salvò Bettino Craxi”.

Esulta Forza Italia. “Giustizia è fatta”. Così il senatore Antonio Razzi (Forza Italia) commenta il voto in Senato che non autorizza l’uso di intercettazioni di Silvio Berlusconi “Questo è un buon giorno – aggiunge – quando la ragionevolezza prende finalmente il sopravvento sul comportamento persecutorio fine a sé stesso”.

Nel processo cosiddetto Ruby Ter Berlusconi è imputato insieme ad un’altra trentina di persone ed è accusato di aver pagato il silenzio delle ragazze sui presunti festini della villa di Arcore.  Le undici intercettazioni tra Silvio Berlusconi e due delle cosiddette ‘olgettine’, Iris Berardi e Barbara Guerra, dopo il no del Senato all’autorizzazione all’ utilizzo che era stata richiesta dal gip su istanza della Procura di Milano, resteranno comunque agli atti del procedimento cosiddetto ‘Ruby Ter’ ma potranno essere utilizzate dai pm come prove a carico soltanto nei confronti delle ragazze e non dell’ex premier. E’ quanto si è appreso da fonti giudiziarie. Per il gip Stefania Donadeo, che lo scorso primo ottobre aveva accolto la richiesta del procuratore aggiunto Pietro Forno e dei pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, quelle telefonate “appaiono rilevanti” nell’ambito dell’inchiesta con al centro il reato di corruzione in atti giudiziari, perché dimostrerebbero le “trattative” per elargire “alle due donne somme di denaro” e regalare loro “immobili” in cambio di una sorta di “lealtà processuale”. Il procedimento è in fase di udienza preliminare con la prossima udienza fissata per il 3 ottobre.
Si tratta di undici intercettazioni che risalgono al 2012, quando Berlusconi era ancora senatore, e che erano state effettuate in un’altra indagine con al centro una presunta truffa su finanziamenti pubblici, archiviata. Tuttavia, quelle telefonate erano poi state recuperate dagli inquirenti ed inserite nel fascicolo ‘Ruby ter’. Il giudice, nel provvedimento con cui aveva chiesto al Senato l’autorizzazione all’utilizzo, aveva chiarito che si trattava di conversazioni cosiddette “casuali”, ossia i pm non potevano prevedere “che si sarebbe intercettato il Parlamentare” e quindi non avevano l’obbligo di chiedere all’epoca l’autorizzazione al Parlamento. E, sempre secondo il gip, non vi erano “elementi ostativi” all’ autorizzazione da parte del Parlamento affinché venissero utilizzate nel procedimento, anche perché Berlusconi, nel frattempo, “è stato dichiarato decaduto” dalla carica. Nell’atto il giudice ricostruiva anche alcuni passaggi delle telefonate, intercettate tra l’aprile e l’agosto del 2012, “nel pieno svolgimento dell’istruttoria dibattimentale relativa ai processi” sul caso Ruby. Conversazioni nelle quali alle “pressanti richieste” delle due giovani, in passato ospiti delle serate ad Arcore, “di adempimento degli obblighi di dazione di quanto promesso”, Berlusconi “subordina” il loro “atteggiamento processuale”.

L’ex Cavaliere, infatti, avrebbe chiesto “esplicitamente a Barbara Guerra di convincere Iris Berardi a revocare la costituzione di parte civile” e nella telefonata del 12 aprile 2012 la showgirl “confermava a Berlusconi che avrebbe messo ‘i suoi buoni uffici’ per convincere ‘la matta’”, ossia Berardi, “ad abbandonare la strada scelta”. E dal diario della brasiliana agli atti dell’inchiesta, secondo il gip, “si evince ancor più quanto e perché Berlusconi dovesse temere la deposizione testimoniale della stessa, atteso che vi si fa esplicito riferimento ad una relazione di tipo prostitutivo tra i due quando la Berardi era ancora minorenne”. Le due ‘olgettine’, dopo essersi costituite parti civili nel processo ‘Ruby 2’ a carico di Fede, Mora e Minetti, ritirarono la loro costituzione. E nelle intercettazioni, come scrive il gip, Berlusconi “non esitava ad ordinare alla Guerra” di revocarla, chiamando la revoca “quella cosa lì”.

Da quanto è stato riferito, invece, gli inquirenti potranno usare come prova documentale a carico di Berlusconi il video di una telefonata filmata dalla stessa Barbara Guerra mentre parlava con l’ex Cavaliere nel giugno 2013 (alla presenza anche di Alessandra Sorcinelli) e nella quale l’ex premier, tra le altre cose, diceva: “Ho fatto un assegno io ieri di 160.000 euro per pagare i mobili della casa”. E Guerra: “Ascolta, Silvio, non è casa mia quella! Sono in mezzo a una strada ancora! Dopo 4 anni di merda! Ma stiamo scherzando?”.