Processo Mediaset, Berlusconi in Aula tra gli applausi: “Tutto falso”. E fuori i sostenitori urlano: “Silvio resisti”

Pubblicato il 11 Aprile 2011 - 08:55 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

MILANO – Silvio Berlusconi torna in Aula: dopo il processo Mediatrade è la volta di quello sui diritti tv Mediaset in cui il premier è imputato con altre 10 persone, tra cui Fedele Confalonieri e il produttore americano Frank Agrama per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv e cinematografici.

Berlusconi, come anticipato dai suoi legali, è arrivato al palazzo di Giustizia di Milano verso le 9.52 tra gli applausi dei sostenitori assiepati all’esterno. L’arrivo del premier è stato una sorta di show: Berlusconi è tornato ad attaccare i pm, ha detto che le accuse a suo carico sono tutte inventate e che serve una riforma della giustizia. Poi parlando del caso Ruby ha detto: le ho dato dei soldi perché non si prostituisse. Poi a chi gli ha chiesto quale sarebbe il suo atteggiamento in caso di condanna, Berlusconi ha replicato deciso: “Condanna? Nemmeno per sogno”. Alla fine, uscendo dall’Aula ha poi concluso: ”Ho passato una mattinata surreale ai limiti dell’inverosimile, una perdita di tempo paradossale con un dispendio di risorse generali che grida vendetta. Si tratta di processi incredibili, fatti solo per gettare fango su un avversario”.

Ma il vero spettacolo è fuori dal Tribunale dove circa 200 “supporter” del premier hanno organizzato (con in testa i vertici del Pdl) una vera e propria parata anti-pm all’urlo di “Silvio resisti” e “comunisti di m…”. Per loro è stato allestito un imponente servizio d’ordine.

Così a distanza di due settimane il premier ritorna al palazzo di giustizia milanese. Lo scorso 28 marzo, dopo un’assenza di otto anni, aveva seguito l’udienza preliminare per la vicenda Mediatrade e oggi 11 Aprile, è tornato a varcare la soglia del palazzo di Giustizia milanese.

Per l’occasione l’aula della prima Corte d’Assise d’Appello, la più grande di tutto il Tribunale, già da sabato è stata allestita come mercoledì scorso per il Rubygate: sono stati risistemati i teloni bianchi per ”nascondere” le gabbie per i detenuti, è stata cambiata la disposizione dei banchi e delle panche creando un’apposita area per la stampa, e fuori, nel grande atrio al primo piano, sono riapparse le transenne.

Sono stati ‘costruiti’ percorsi obbligati per magistrati e avvocati con i loro assistiti (in questo caso, se verrà, anche per il premier), per il pubblico e i supporter del presidente del Consiglio e per i giornalisti ammessi. Infatti, ancora una volta, la Procura Generale, per motivi di sicurezza, ha vietato l’ingresso nel palazzo delle telecamere e dei fotografi. Sono consentite, invece, le registrazioni audio.

I supporter all’esterno. Il vero spettacolo è però all’esterno del Tribunale. Si aspettano, secondo il ‘Corriere della sera’, duemila persone, tutte per il permier. Con pullman provenienti da tutte le province lombarde. Ad organizzare la manifestazione davanti al palazzo di Giustizia questa volta non è stata solo Daniela Santanché ma il Pdl tutto (con il prima fila i coordinatori Dennis Verdini e Ignazio La Russa), a cui si affiancano i Promotori della Libertà del ministro Michela Vittoria Brambilla, i seniores e i ragazzi della Giovane Italia.

Una mobilitazione a tutto campo promossa soprattutto via e-mail e col passa parola. Dal coordinamento regionale lombardo guidato dal senatore Mario Mantovani sono partite decine di email a tutti i coordinamenti provinciali con l’invito a partecipare alla sfilata anti-pm. I Promotori attaccano: “Si tratta di una persecuzione giudiziaria senza precedenti… Dobbiamo impegnarci per far conoscere a tutti la verità sui processi in corso. Ecco perché abbiamo deciso di mobilitarci”.

D’altronde davanti all’entrata di via Freguglia, a Palazzo di Giustizia di Milano, in attesa dell’arrivo di Silvio Berlusconi dalle prime ore della mattina alcuni operai hanno allestito un palco, poi in seguito smontato, e hanno gonfiato dei grossi palloni di colore azzurro con la scritta ‘Silvio resisti!’. Una frase che, forse, vuole ricordare il triplice ‘resistere’ affermato dall’ex procuratore generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del 2002.

L’arrivo del corteo di Silvio Berlusconi è stato poi accolto da urla di incitamento da parte di circa 200 sostenitori del premier che innalzano striscioni e bandiere e che sono stati sistemati al di là delle transenne a poche decine di metri dall’entrata del palazzo di Giustizia di via Freguglia a Milano. I sostenitori di Berlusconi hanno apostrofato al grido di ‘Fannulloni, fannulloni’ e ‘Andate a lavorare’ due impiegati del tribunale che si erano affacciati dalla finestra al primo piano del Palazzo di Giustizia.

”Boccassini dicci come mai i veri criminali non li processi mai”. ”Boccassini sei una guardona”. Sono due tra gli slogan scanditi dai sostenitori del premier Silvio Berlusconi. I sostenitori del premier, circa 200, intonano anche ”chi non salta comunista è”. Ed ancora ”comunisti di m..”.

Dagli altoparlanti sistemati davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Milano, intanto, escono le note di ‘Meno male che Silvio c’ è’. L’inno a Berlusconi viene intonato dai circa 200 sostenitori del premier muniti di bandiere del Popolo delle libertà e tricolori. Numerose anche le bandiere della Copagri, mentre più defilato c’è un vessillo del Sole delle Alpi. La musica ad alto volume si sente distintamente anche all’interno del Palazzo di Giustizia.

Tra i manifestanti il senatore Mario Mantovani, coordinatore lombardo del Pdl, che al microfono sta ringraziando le persone che sono giunte davanti all’ingresso del tribunale. ”Siete accorsi davvero numerosi – ha detto Mantovani – a sostenere il presidente Berlusconi. Questa mattina Berlusconi avrebbe dovuto recarsi a Palazzo Chigi. C’e’ il problema dell’ immigrazione. L’Europa che ci ha lasciato soli. Ebbene, nonostante tutti questi problemi Berlusconi e’ qui questa mattina per sottoporsi a un ennesimo processo che gli viene comminato da certa magistratura. Sono convinto che i bisogni del paese siano diversi e mai avrei pensato nella mia storia politica ad essere qui davanti a un tribunale a difendere la libertà”.

Davanti al Palazzo di Giustizia anche oppositori. Ed è stata lotta verbale tra i fans di Silvio Berlusconi e suoi contestatori. I sostenitori del premier si sono ritrovati al gazebo che ormai da qualche settimana si trova davanti al palazzo mentre i contestatori di Berlusconi si sono trovati sul marciapiede di fronte, piu’ vicino al Palagiustizia. Tra le due fazione c’e’ stato lo scambio di qualche insulto. Un gruppo di contestatori di Silvio Berlusconi, capitanati dal blogger Piero Ricca, famoso per aver detto al premier Silvio Berlusconi ”buffone” si è riunito davanti all’ingresso principale del Palazzo di Giustizia di Milano in coro di Porta Vittoria. I manifestanti hanno esposto uno striscione con la scritta ”Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legga, basta leggi ad personam”. Il gruppo, costituito da alcune decine di persone, si è tenuto ben distante dai sostenitori di Silvio Berlusconi.

I testimoni. I lavori in Aula, come avevano stabilito i giudici della prima sezione penale durante la scorsa udienza, proseguiranno con l’esame dei testimoni. La prima testimone sentita è Paola Massia, ex collaboratrice dell’imprenditore cinematografico Frank Agrama, anch’egli imputato nel processo.

”Berlusconi e Agrama si conoscevano personalmente. Lo so, perché li ho visti”, ha dichiarato in aula Paola Massia. La testimone ha affermato che Agrama e Berlusconi si conoscevano personalmente rispondendo a una domanda del pm Fabio De Pasquale. Paola Massia, durante l’esame del pm, ha inoltre spiegato di aver lavorato con Agrama fino all’86 e per qualche mese dell’87, dichiarando di aver ”venduto prodotti anche a Rete Italia” e che trattava con Carlo Bernasconi, manager del gruppo, morto qualche anno fa.

La donna ha inoltre spiegato che nelle trattative Bernasconi ”chiedeva e parlava con una persona”. E quando il magistrato l’ha interpellata su chi era questa persona, la risposta e’ stata: ”Berlusconi”. Poco prima l’avvocato Roberto Pisano, legale di Agrama, le aveva chiesto se il produttore era, come sostiene l’accusa, ”il socio occulto” del premier. La donna ha risposto: ”Fino a quando sono stata li’ non mi risulta”.

Poi verranno sentiti un avvocato civilista che ha seguito, per conto del produttore Usa, i profili contrattuali legati alla compravendita dei diritti tv, specie con la Rai e una persona che ha acquistato diritti cinematografici dal produttore di Los Angeles per i cinema in Italia. La deposizione dei tre testi ha l’obiettivo di tentare di smontare l’ipotesi accusatoria e dimostrare al collegio che Agrama è stato imprenditore nel settore e che si è avvalso di uno staff di 80/100 persone.

Ciò si inquadra nella tesi difensiva secondo cui il produttore ha svolto effettivamente il lavoro di intermediario in via ”autonoma” e che, non solo sarebbe stata una prassi delle varie major usare intermediari, ma anche rivendere i diritti senza limitazione di prezzo ma secondo le regole della domanda e dell’offerta. In base alla ricostruzione dei pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, Agrama sarebbe stato, invece, intermediario ”fittizio” e si sarebbe limitato ad intervenire nelle operazioni di compravendita utilizzando un sistema di frode per ”gonfiare” i prezzi per poi ripartire il denaro con Berlusconi di cui sarebbe stato ”socio occulto”.

L’udienza di oggi 11 Aprile, comunque, salvo la decisione ‘fuori programma’ del premier di rendere dichiarazioni spontanee, non dovrebbe durare a lungo per via delle defezioni di altri testimoni citati. Il processo dovrebbe essere aggiornato al 18 aprile.