Bersani: “Pronti a governare, Deciderà il voto, sempre che Moody’s…”

Pubblicato il 9 Settembre 2012 - 18:46 OLTRE 6 MESI FA
Pier Luigi Bersani (LaPresse)

ROMA – Il Pd è pronto a “governare il Paese” ma saranno gli elettori a decidere a “chi toccherà il compito”. Pier Luigi Bersani da Reggio Emilia chiude i lavori alla festa del Pd e soprattutto chiude a ogni ipotetico “Monti Bis”. Il segretario dei democratici da un lato ribadisce la fedeltà all’attuale esecutivo, promuove con riserva Monti, ma contemporaneamente fa capire che è ora di voltare pagina puntando su “più uguaglianza e più diritti”.

”Siamo pronti, noi del Pd, a governare? Diremo al Paese che vogliamo prenderci le nostre responsabilita’: farlo uscire da un destino di arretramento e farlo uscire con meno disuguaglianza, con piu’ lavoro e con una democrazia funzionante e pulita” ha detto il leader del Pd aggiungendo: ”e diremo al Paese che non sarà il compito di un giorno, che ci vorrà una riscossa collettiva che vada oltre la politica, e che non ci tremerà il polso davanti alle difficoltà e ai problemi. Rimetteremo in cammino la fiducia, rimetteremo in cammino una idea di futuro senza sbandierare favole o miracoli e mettendoci invece a muso duro contro gli imbonitori, i venditori di fumo che porterebbero il Paese alla catastrofe”. Perche’, secondo Bersani, ”se i riformisti italiani si sottraessero oggi all’appuntamento piu’ difficile non avrebbero diritto ad averne altri”.

Dopo Monti, cui Bersani ribadisce “lealtà” fino a fine mandato ”tocca agli italiani, solo agli italiani e a tutti gli italiani decidere chi governera’. Noi siamo pronti a prenderci le nostre responsabilita’ davanti all’Italia e al mondo”. Quindi una battuta: “sempre che Moody’s o Standard and Poors non ce le aboliscano sostituendole con una consultazione fra banchieri”.

”Ma qualcuno – aggiunge – pensa davvero che noi si possa stare dentro la moneta comune e fuori dalla comune democrazia europea? Pensiamo di essere figli di un Dio minore e di non poter fare ciò che tutti gli altri fanno e cioè di chiedere agli elettori di indicare partiti e maggioranze univoche e coerenti per governare? O pensiamo al contrario di essere figli di un Dio maggiore e di proporre anche agli altri le nostre eterne e fantasiose ricette eccezionali. No. Qui non si tratta di misurare il tasso di presenza tecnica in un governo. Non si tratta di questo. Qui si tratta di riconoscere o no le fondamenta basiche di una democrazia”.

Quindi il leader del Pd tocca un tema che in parte spacca il partito, quello degli omosessuali. La posizione del segretario è netta: “Non c’è ragione che si neghi agli omosessuali italiani il diritto all’unione civile o ad una legge contro l’omofobia”.  Bersani ha parlato delle unioni gay nell’ambito di un più’ ampio discorso sui diritti e le riforme che a suo avviso sono necessarie. ”Non c’è ragione, ad esempio – ha detto – che non ci sia una rigorosa legge sui partiti. Non c’è ragione che un parlamentare o un consigliere regionale guadagnino più di un sindaco; e a partire di lì non c’è ragione che in tutti i campi non ci sia un limite a retribuzioni o compensi scandalosi, e ancora, non c’è ragione che con un gioco da ragazzi si manovrino prezzi che impoveriscono le tasche di milioni di cittadini”.

”Non c’è ragione – ha aggiunto – che vengano ancora negati ai cittadini diritti basici, tradendo il terzo articolo della nostra Costituzione; che si neghino diritti a persone con disabilità, che si neghi agli omosessuali italiani il diritto all’unione civile o ad una legge contro l’omofobia, che si neghi alle donne una democrazia paritaria, che si lascino le donne nell’universo di stereotipi antichi, nella prigione di pratiche discriminatorie o perfino in balia della violenza domestica. E non c’e’ ragione che vengano negati nei luoghi di lavoro diritti di partecipazione e diritti sindacali”.

Subito dopo il focus torna sulla politica economica. Bersani spiega: ”La nostra idea fondamentale è questa,  produrre oggi più uguaglianza significa produrre una ricetta economica. Con le cure della destra, noi stiamo diventando uno dei paesi più diseguali al mondo”. Le risorse, ha detto, ”dovranno venire da una chiara e piu’ coraggiosa politica fiscale che sposti il carico sull’evasione, sulle rendite e sulle maggiori ricchezze a favore del lavoro, degli investimenti che generano lavoro, a favore della fondamentale rete sociale e dei consumi della parte piu’ debole della popolazione e di un ceto medio che la destra ha impoverito”.

Da Reggio Emilia anche attenzione critica alla finanza. Per Bersani servono “interventi per la regolazione della finanza, che deve pagare un po’ di quel che ha provocato, non deve più avere licenza di uccidere, deve mettersi a servizio e non a comando delle attività economiche e produttive”.

Infine una battuta anche sul pericolo di “inquinamento” delle primarie: ”Chi ci dà lezioni di morale organizzi le primarie, anche i loro elettori hanno voglia di partecipare o pensano di mandarli alle nostre? Alle primarie, chi non le fa si riposa”. A Matteo Renzi che continua a chiedere “rinnovamento della classe dirigente” Bersani risponde: ”La ruota girerà, ma nel rispetto di tutti, di tutti quelli che ci hanno portati fin qui, di quelli che hanno avuto la forza di portarci in Europa e di immaginare e costruire quel nuovo partito dei riformisti che noi siamo oggi”.