Bersani: “Sulla manovra il governo dice solo balle, per indorare la pillola”

Pubblicato il 17 Maggio 2010 - 19:45 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Bersani

“Per due anni ci hanno detto che non c’erano problemi, adesso ci propongono una manovra consistente: questo vuol dire che l’equilibrio nella finanza pubblica che ci hanno raccontato non c’é stato”. Pier Luigi Bersani sceglie il terreno dei conti pubblici per attaccare il governo e per sostenere che le professioni di ottimismo di Tremonti e dello stesso esecutivo “erano solo balle”.

Lo fa ripartendo dalla piazza, anche per rispondere agli oppositori interni che accusano il Pd di stare troppo rinchiuso nelle sue stanze. I big del partito si sono sparpagliati nelle piazze italiane per chiedere “ossigeno per gli enti locali” e per dire al governo che, sempre usando le parole di Bersani “i Comuni, di fronte a questa crisi, non sono la malattia, ma possono essere la medicina”.

Il segretario è partito, in mattinata, da Milano, per arrivare nel pomeriggio a Bologna, per sottolineare le responsabilità del governo. “Questa manovra di cui stanno parlando – ha detto Bersani – con la Grecia non c’entra niente, anzi dal punto di vista degli interessi sul debito il governo quest’anno ha risparmiato. Però ha fatto una politica che non ha frenato la spesa corrente ordinaria, ha ridotto gli investimenti, ha dato un ‘la’ all’evasione fiscale e ci ha fatto buttare via dei soldi”.

E’ l’insieme di queste cose che, secondo il segretario del Pd, rende necessaria la manovra. Bersani ha messo in guardia il governo perché degli annunciati tagli agli stipendi dei parlamentari (“con i quali sono d’accordo) non faccia “una foglia di fico per nascondere misure antipopolari: a volte, per indorare la pillola, si fanno operazioni demagogiche poi si dà la bastonata”.

E ha definito “venditori di paccottiglia propagandistica” gli esponenti del centrodestra che criticano le contromisure proposte dal Pd: “Da gente che ha sempre fatto sbarellare i conti pubblici – ha precisato – non prendo lezioni”.

Se il segretario sta cercando di radunare le truppe per “un’opposizione forte in Parlamento” quando ci si dovrà misurare su temi delicati come manovra economica, riforme e federalismo, non può però essere immune dalle punture di spillo che arrivano dal fronte interno. E così chiude sostanzialmente la porta alla proposta avanzata ieri dal suo predecessore e sfidante per la poltrona di segretario, ovvero Dario Franceschini che ha fatto propria e rilanciato l’ipotesi proposta di un governo di unità nazionale senza Berlusconi: “Se non c’é Berlusconi – ha tagliato corto il leader del Pd – si aprono orizzonti di ogni genere, il problema è che Berlusconi c’é quindi noi non possiamo distrarci, ma dobbiamo fare una opposizione forte”.

Ripartendo, magari, dalle piazze, dai Comuni e da quei valori come la solidarietà “ai quali bisogna essere un po’ più affezionati, visto che hanno contribuito a farci vincere le comunali a Bolzano: una gran bella notizia”.