Cécile Kyenge: “Basta insulti, temo per le mie figlie”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Luglio 2013 - 13:46 OLTRE 6 MESI FA
Cécile Kyenge: "Basta insulti, temo per le mie figlie"

Cécile Kyenge (Foto Ansa)

ROMA – Alla fine Cécile Kyenge deve fare i conti con la paura per gli insulti razzisti subiti nelle ultime settimane. Il ministro dell’Integrazione non teme per sé, ma per le sue figlie. Lo racconta in un’intervista a Repubblica: ‘‘Mio marito è un po’ preoccupato per me, io però non perdo la serenità, anche se adesso sono in pensiero per la sicurezza delle mie figlie”.

Kyenge non nasconde di sentirsi

”stanca del ripetersi di insulti tanto pesanti. Non me li aspettavo così forti, ma non mi fermo o concentro sugli attacchi in sé, provo a guardare avanti, a riflettere sul disagio che dobbiamo cogliere dietro a questi avvenimenti e a quali siano le risposte migliori che la politica e la società intera possano dare. Le mie figlie mi vengono spesso a trovare, mi incoraggiano, mi fanno sentire la loro vicinanza, mi telefonano, mi mandano sms affettuosi e spiritosi. Mi spingono ad andare avanti. Condividono il mio modo di ragionare, le cose importanti sui cui puntare nella vita”.

Sulla scorta, il ministro dice:

”All’inizio la protezione della polizia mi creava disagio, venivo da un’esperienza di vita diversa, di condivisione, di associazionismo. Poi mi sono in parte abituata. Ma per me il contatto umano resta indispensabile e ancora oggi lo ricerco in tutti i modi”.

Per Kyenge

”l’Italia intera ha tanta strada da fare; per troppo tempo si è sottovalutato l’aspetto culturale dell’immigrazione e l’apporto che questa dà al Paese. In altri Stati europei, come la Svezia, ci sono ministri neri, ma non succede a loro quello che accade a me in Italia”.

Contro il razzismo, il 30 luglio con l’Unar partirà l’elaborazione di un piano che, spiega, ”coinvolgerà lavoro, sport e scuola per cercare di sensibilizzare a tutte le diversità. Si tratterà di rinforzare gli strumenti già in nostro possesso e di avviare un serio lavoro culturale”.